L’esercito del Surf: giovani al voto

di Francesco Gentile

(di Francesco Enrico Gentile)

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“Noi siamo i giovani, l’esercito del Surf” cantava nel lontano 1964 Catherine Spaak. Un simpatico jingle, non c’è che dire che rischia di restare l’unico segno del passaggio delle giovani generazioni in Italia.

Nell’imminenza delle Elezioni politiche, previste per il 24 e il 25 febbraio 2013, il tema del futuro delle giovani generazioni ritorna prepotentemente al centro del dibattito politico-elettorale.

Peccato che i giovani italiani rischino di passare, ancora una volta, a “surfare” tra contratti precari, capestro, tra scuole cadenti e Università sempre più care.

Il termine “giovani” compare oramai in ogni discorso elettorale. Non c’è candidato che non ricordi che è” ai giovani che bisogna pensare”, “che i giovani hanno bisogno di lavoro”, che “i giovani hanno bisogno”.

Il termine giovani, o per meglio dire “ggiovani” sembra essere diventato un mantra, ripetuto pedissequamente senza però badare allo “spread” tra volontà di azione e effettiva volontà di azione.

Ovviamente non è tutto nero. Basti pensare allo sforzo di innovazione e di rinnovamento intervenuto in parte del ceto politico, dalla composizione delle liste alla stesura dei programmi.

Tuttavia il tema del futuro delle “giovani generazioni” non è affrontabile con categorie compromissorie, della serie: accontentiamoci di qualche giovane in lista, di qualche proposta seria.

La gravità, la drammaticità della condizione delle giovani generazioni richiede soluzioni d’impatto, emergenziali.

L’unico modo possibile per convincere realmente il Paese dell’esistenza, reale, di un continuo furto di futuro per le ragazze e i ragazzi italiani passa per la loro diretta e concreta partecipazione.