Benvenuto inverno della libertà

di Francesco Gentile

(di Francesco Enrico Gentile)

1_francesco_gentileLe immagini dei cadaveri siriani distesi in fila, dei bambini ammazzati dalle armi chimiche riappaiono, ancora e per sempre, negli occhi di tutti. Armi chimiche, bombardamenti a tappeto, esecuzioni sommarie, colpi di stato e carri armati: l’intero Medio Oriente ribolle e trema in una spirale di violenza e caos.

 

La primavera araba e il sogno di una nuova stagione di diritti e democrazia sembra, sempre di più, la versione giornalistica e occidentale di un qualcosa che sta rilevando, ogni giorno con maggiore intensità, il volto di un vero e proprio “inverno della libertà”.

 

In questo quadro, costellato da morti e macerie, profughi e tragedie, l’opinione pubblica e politica europea ha scelto, semplicemente, di stare a guardare.

Emblematica è la vicenda siriana, con il suo carico di sangue e disastri. L’utilizzo dei gas da parte delle truppe leali al dittatore siriano Bashar Al-Assad è cosa pressoché certa, così come sono una certezza i due milioni di profughi siriani che si muovono verso i paesi confinanti nel tentativo di sfuggire ai massacri.

Dinanzi a questo scenario da incubo le reazioni europee sono state balbettanti, di rito e alcune anche visibilmente prive di riflessione.

La scelta, o quantomeno l’annuncio, del Premio Nobel per la pace Obama di intervenire militarmente per “punire” Assad ha raccolto l’adesione della sola Francia di Hollande. Per il resto, il deserto. Alcuni Paesi, i più avveduti, si sono trincerati dietro l’improbabile richiesta di una risoluzione ONU, come se non sapessero che il preannunciato veto della Russia al Consiglio di Sicurezza rende l’ipotesi irrealizzabile.

Particolarmente inquietante è il silenzio assordante dell’Alta rappresentante UE, Catherine Ashton.

È ancora nella memoria di tutti la scelta scellerata di intervenire unilateralmente in Iraq e in Afghanistan; come vivo è il ricordo dei massacri ruandesi, avvenuti nel silenzio colpevole dell’opinione pubblica mondiale.

Un intervento militare, di cui non sono chiare modalità e tempi, è ovviamente la peggiore delle ipotesi sul campo. Il dramma, però, è che ad ora è l’unica disponibile.

Possiamo consentire che le armi chimiche siano usate liberamente senza per questo subire conseguenze?

Il tema del rispetto dei diritti umani, della vita, della libertà è sempre una priorità per l’Europa?

Saprà l’Europa darsi una politica estera comune che superi gli egoismi nazionali e gli interessi particolari?

Saprà il vasto mondo dell’impegno pacifista compiere il salto di qualità che separa le buone intenzioni, talvolta stranamente a singhiozzo, e caricarsi come avviene in purtroppo pochi casi l’onere della costruzione di luoghi di pace e diritti in Medio-Oriente e nel Mondo?

Aspettiamo e nel frattempo, parafrasando un famoso titolo di giornale, “Fate Presto” e, aggiungo, fate qualcosa, prima che sia troppo tardi.