#fiumeinpiena e dintorni: quando la Partecipazione ha bisogno di conoscenza.

di Francesco Gentile

(di Francesco Enrico Gentile)

1_francesco_gentileSabato 16 novembre Napoli ospiterà una manifestazione dal titolo evocativo: “#fiumeinpiena. #Stopalbiocidio”. Accoreranno, presumibilmente,  in città migliaia di giovani e non cittadini dell’intera Campania, decine di comitati locali a tutela dell’ambiente, spinti da una mobilitazione diffusasi negli ultimi mesi sostenuta dai media, nazionali e locali.

Migliaia di cittadini quindi saranno in piazza per protestare contro quello che, con molta enfasi, viene definito un vero e proprio “biocidio”.

“È un fatto che in Campania le aspettative di vita siano più basse che nel resto dell’Italia. È un fatto che i casi di tumore siano in costante aumento. Ed è un fatto che ogni notte, nella Terra dei Fuochi, vengano dati alle fiamme copertoni e residui industriali. È un fatto che a Caivano, dopo gli scavi della Guardia Forestale, siano stati ritrovati bidoni di materiale tossico, fusti di metalli e residui industriali. Non è populismo, non è vittimismo; non è nemmeno disfattismo. Sono, lo ripetiamo, fatti. Ed è in virtù di questi fatti – di questi ed altri cento, mille, diecimila fatti – che il 16 Novembre scenderemo in piazza.” Con queste parole gli organizzatori spiegano il senso del corteo di ieri.

E’ evidente a tutti che l’innescarsi di momenti di mobilitazione civica e sociale, di espressione di una volontà di impegno dei cittadini è quasi in assoluto un elemento positivo.

Tante volte si è raccontata la storia di una generazione apatica, ferma, immobile, priva di una tensione al cambiamento necessaria per migliorare le condizioni di vita, proprie e delle proprie comunità locali. Il mix di indignazione civica, amore per la propria terra, rinnovata coscienza ambientale hanno determinato quindi un vero e proprio fiume in piena di iniziative, presidi, cortei. Il punto è che la partecipazione non è, in sé, un valore assoluto. La partecipazione civica ha senso,utilità e vigore se è consapevole e sostenuta da una lettura completa dei fenomeni in cui è immersa.

Attorno alla vicenda “Terra dei Fuochi” si sta consumando, o rischia di consumarsi, un cortocircuito pericoloso tra partecipazione spinta e tendenza anti-stato.

Provo a spiegarmi.

Il main stream mediatico, che ha visto agire a braccetto media tradizionali e nuovi strumenti, ha giorno dopo giorno  determinato un pot-pourri di istinti anti-stato, letture auto assolutorie e una buona dose di disinformazione. Un esempio su tutti. Una delle bandiere  della mobilitazione è stata “ Ma lo Stato in questi anni che ha fatto?”

La risposta alla domanda è stata, almeno nella percezione comune, “ niente” suggellando così una visione del rapporto cittadini e istituzioni totalmente troncato, affogato in una melma di sfiducia e dietrologia francamente insopportabile. In realtà le cose sono leggermente differenti da come vuole il “senso comune”.

Proprio Legambiente,fonte di certo autorevole, ha pubblicato nell’imminenza della mobilitazione un rapporto che mette insieme le indagini e le inchieste condotte dalla Magistratura, e quindi dallo Stato, in questi anni.

Vale la pena riportare l’incipit del documento di Legambiente: Adelphi, Black Hole, Caronte, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack, Ecoboss, Falena, Giudizio Finale, Houdinì, Madre Terra Matrix, Nerone, Nolo, Old Iron, Partenope, Quattro Mani, Re Mida, Terra Mia, Tre Ruote, Ultimo Atto. In ventidue anni di Rifiuti Spa viene scritto il primo “Dizionario dell'ecocidio nella Terra dei Fuochi”. Dietro ogni singola voce del dizionario dell'ecocidio c'è un'inchiesta contro la “Rifiuti Spa” con rotte illegali che partono da ogni dove e trovano la loro meta finale sempre e solo nella Terra dei Fuochi, nelle province di Napoli e Caserta.

Evidentemente quindi il senso comune, costruito con scarsa informazione e buona dose di voluta omissione, ha contribuito a deformare l’interpretazione dei fatti.

La conseguenza, drammatica e rischiosissima, è una torsione antisistemica di un movimento che proprio con e grazie alle Istituzioni repubblicane può cambiare lo stato delle cose.

La Campania ha già conosciuto in passato cortocircuiti del genere che , partendo da una situazione di fatto grave e pericolosa, ha determinato una pressione di opinione pubblica che ha amplificato i caratteri dell’emergenza allargando, di fatto, lo spazio dell’intervento straordinario.

Conoscenza, informazione e poi partecipazione. Solo così eviteremo alla Campania l’ennesimo fuoco di un impegno, soprattutto giovanile, che non inaridisca rapidamente lasciando dietro di sé scoramento e delusione ma che sappia invece rendere strutturale e reale il cambiamento.