Giornalista schiaffeggiato da Sementa: Ecco le reazioni

di Anna Laudati

Va in onda il video dell’aggressione (di Monica Scotti)

comandante_della_polizia_municipale_di_napoli.jpgSementa: “Io ho fatto l’ufficiale dei carabinieri, professò”. Migliaccio: “Io non sono professore”. Sementa: “E’ chiaro?”E parte lo schiaffo: inaspettato, pesantissimo. Uno schiaffo che brucia ancora sulla guancia di tutti i giornalisti che credono nel valore della loro professione. Sono queste le immagini che in pochi giorni hanno fatto il giro dei media nazionali: Linea Notte del tg3, Striscia la Notizia, Rai News24, Current tv.

Il video che riprende il comandante della Polizia Municipale di Napoli, Luigi Sementa, mentre colpisce con uno schiaffo al volto  Alessandro Migliaccio, giornalista del gruppo Epolis, impazza anche sul web: solo su youtube è stato visualizzato migliaia di volte. E d’incanto i riflettori si sono accesi su una vicenda che rischiava di finire nel silenzio.   Dal giorno della prima messa in onda (giovedì 11 dicembre) il video, realizzato con una microcamera nascosta, ha agitato le acque già inquiete dell’opinione pubblica e “risvegliato” (almeno in parte) i flussi decisamente più stagnanti della Pubblica Amministrazione.

 

Sono arrivate, infatti, le prime dichiarazioni ufficiali: il sindaco Rosa Russo Iervolino esprime il suo disappunto per l’accaduto, pur manifestando l’intenzione di riconfermare Sementa alla guida dei vigili urbani di Napoli “Ho una città da mandare avanti” - riferisce in un’intervista. Rammarico è stato espresso anche dal diretto interessato, Sementa, che avrebbe chiesto scusa a “diverse persone”, un elenco in cui non figurano né Alessandro Migliaccio né la Direzione e la Redazione di Epolis.

 

L’Ordine dei Giornalisti ha chiesto l’allontanamento dal servizio del Comandante dei vigili in attesa della conclusione delle indagini. E intanto il fascicolo sull’aggressione denunciata dal giovane cronista è stato trasmesso in procura dalla Digos, che ha acquisito il video come prova e ha chiesto di sentire Migliaccio e gli altri due giornalisti presenti al momento dell’accaduto, Renato Rocco e Giuseppe Crimaldi, rispettivamente  presidente e consigliere dell’Unione Cronisti della Campania. Mentre la Giustizia segue il suo corso l’informazione non resta a guardare, e non mancano i colpi di scena. Si moltiplicano le voci, a volte confuse, sulla causa che ha scatenato la reazione violenta dell’ex carabiniere, a cui (secondo quanto rende noto la Polizia Municipale), all’indomani della messa in onda del video, sarebbe stato fatto recapitare un proiettile.

 

La busta, priva di timbro postale, con all’interno un bossolo e l’articolo di Migliaccio “Gran bazar di illegalità nel rione del comandante”, pare sia stata sequestrata dagli stessi vigili urbani. Casus belli, come appare oramai chiaro, è proprio quell’articolo scritto da Migliaccio per il Napoli. Nel pezzo venivano messe in evidenza le continue infrazioni al codice della strada e alle regole del vivere civile (auto parcheggiate in divieto di sosta; rifiuti abbandonati già dalle prime ore del mattino; viabilità messa a rischio da tavoli e merce esposta all’esterno dei negozi senza regolare permesso) messe in atto in una zona del centro di Napoli in cui Sementa risiede. L’inchiesta si concludeva con un invito ad intervenire con “controlli a tappeto” al pari di quanto predisposto da Sementa per gli altri quartieri di Napoli. Un invito più simile ad una certezza: “Ma siamo sicuri che il capo dei vigili interverrà, prima o poi”. Così si conclude l’articolo incriminato.

Ad irritare Sementa sarebbe stato il riferimento alla zona in cui vive. Secondo l’ex carabiniere questo metterebbe a rischio la sua incolumità e quella della sua famiglia. Ma nell’articolo è stato realmente riportato l’indirizzo del Comandante o un qualche riferimento esplicito alla sua residenza? Risponde Alessandro Migliaccio, dalle pagine del suo sito web www.teledenuncio.it.  “Nell'articolo si parla di una zona, di un rione e si citano diverse strade, quindi non solo una via. Non si fa riferimento, inoltre, a nessun numero civico né ci sono foto che ritraggono il portone in cui abiterebbe il capo dei vigili.” Il cronista annuncia, a questo proposito, che si vedrà costretto ad inviare tramite il legale che lo assiste, Elena Coccia, numerose lettere di richiesta di rettifica alle redazioni di giornali locali che hanno pubblicato articoli in cui si sostiene che nel pezzo “Gran bazar…” era stato riportato l’indirizzo del comandante.

 

In attesa che la vicenda venga chiarita quello che resta è la solidarietà delle associazioni, dei giovani, dei colleghi, della gente comune vicinissima fin dall’inizio ad Alessandro, la cui denuncia - come afferma nelle sue interviste - “è nata dal desiderio di difendere la libertà di stampa, non solo per me, ma per tutti i giornalisti”.