Partecipazione e Forum dei Giovani: quo vado?

di Marco Di Maro

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Discutiamo ormai da anni di partecipazione giovanile, di aggregazione, di cittadinanza attiva. Il tutto associato anche ad un organismo che, per missione e aspirazione, deve fungere da collettore di tutto ciò: il Forum dei Giovani. (Dario Landi, Consigliere Nazionale Amesci con delega alla Partecipazione e Cittadinanza Attiva)

 

L’esperienza maturata in tanti anni di partecipazione attiva all’interno dei forum, da quello comunale di Eboli, al provinciale di Salerno, al regionale della Campania sino al Nazionale, mi hanno offerto un quadro ampio delle differenze e, troppo spesso, delle debolezze di questo strumento. Precarietà normativa, da un lato, e fragilità interne dall’altro sono i principali ostacoli ad una sua affermazione nella cultura dei giovani e delle istituzioni.

Molti hanno tentato di trovare una motivazione per la quale il Forum dovesse rappresentare lo strumento per antonomasia della partecipazione giovanile, garantendo quel confronto tra i giovani, nonché tra questi e le Istituzioni, utile a produrre qualcosa di nuovo e positivo. Per l’esperienza che ho avuto in questo mondo, mi sento invece di dire che il Forum è solo potenzialmente uno strumento che favorisce la cittadinanza attiva dei giovani, ma che la sua efficacia dipende molto da come viene attivato e riconosciuto dalle stesse istituzioni.

Da un punto di vista normativo, infatti, non vi è omogeneità legislativa che vada a disciplinare tale organismo. In regione Campania, che sul tema dei Forum potrebbe essere presa a modello, il Forum regionale dei Giovani ha avuto legittimità e riconoscimento istituzionale grazie alla Legge Regionale 14/1989, che lo ha istituito in seno al Consiglio Regionale. La stessa legge ha inoltre favorito la nascita dei Forum territoriali, locali e provinciali, tramite atti deliberativi delle assisi consiliari, riconoscendolo appunto un organismo di partecipazione giovanile con potere consultivo nei confronti delle amministrazioni.

Questo orientamento, tuttavia, non è stato recepito e praticato in altre Regioni. Negli ultimi anni abbiano visto nascere Forum Regionali sotto forma di semplici associazioni, prive cioè di riconoscimento istituzionale. Ciò è addebitabile, va evidenziato, alla mancanza di una legge quadro nazionale sulle politiche giovanili che disciplini natura e funzioni dei diversi livelli dei forum. Tutto ciò, risalendo dall’ambito territoriale fino a quello nazionale, non ha garantito il necessario riconoscimento politico al Forum Nazionale dei Giovani, sua massima espressione, che da oltre dieci anni opera come un’ordinaria associazione di rappresentanza e che, quindi, stenta a rapportarsi sia con i livelli politici nazionali che con gli stessi livelli territoriali dei forum. Il risultato è una scarsa incisività della sua azione politica e propositiva.

Tornando alla Campania, a quella che ho voluto definire una buona pratica, da alcuni anni si sta discutendo sulle proposte di modifica della Legge 14/89, che andrà a riformare il Forum Regionale e a prevedere un rilancio della programmazione in materia di politiche giovanili. Mi soffermo anzitutto sul Forum Regionale per dire che affinché accresca il suo ruolo di rappresentanza del variegato mondo giovanile deve accogliere al suo interno, dunque ascoltare e rappresentare, i diversi forum locali. O, in alternativa, una loro significativa rappresentanza. Un’assemblea composta, come prevede l’attuale normativa, esclusivamente da associazioni giovanili e movimenti giovanili dei partiti, risulta oltre che anacronistica anche in contrasto con la stessa norma che stimola e disciplina la vita dei forum locali. E’ infatti da loro che ci si può e ci si deve aspettare la segnalazione dei principali bisogni dei giovani e, conseguentemente, le proposte progettuali da realizzare nei territori. Di fondamentale importanza sarà dare ai forum territoriali omogeneità regolamentare e indirizzi generali con cui operare per e con i giovani.

Spostando invece l’attenzione sui Piani Territoriali Giovanili, protagonisti negli ultimi anni per aver erogato fondi agli Informagiovani, alle associazioni e ai forum, dovrebbero avere linee di indirizzo più chiare dalle quali far discendere la valutazione dei progetti più necessari, più utili ai giovani di quel territorio, guardando anche alla capacità dei progetti di produrre risultati nel medio e lungo periodo. Va sicuramente scongiurato l’utilizzo dello strumento dei PTG come sostegno a confuse, improduttive e, talvolta, estemporanee progettualità, che rispondono a logiche politiche piuttosto che ai bisogni dei giovani.

Siamo alle soglie di un’attesa riforma normativa e come non soffermarci sull’ormai annoso tema degli Informagiovani. A mio avviso sarà necessario rivedere la loro funzionalità, perché oggi, per una molteplicità di fattori non tutti imputabili agli Informagiovani, funzionano poco e male. Nell’epoca in cui internet li ha privati del primato della notizia sarebbe auspicabile un loro ripensamento, magari verso servizi più dinamici, di animazione e orientamento piuttosto che di semplice informazione. Questo aggiornamento li aiuterebbe a ritrovare la centralità persa nel panorama delle politiche giovanili e consentirebbe agli enti locali di non disperdere le risorse investite in questi anni. L’alternativa, restando così le cose, è che spariscano dall’attenzione e, lentamente, dalla memoria dei giovani.

La riforma normativa competerà agli organi legislativi, alle istituzioni, ma il Forum Regionale potrà e dovrà essere incisivo nel difendere gli interessi e le aspettative dei giovani. Per raggiungere questo risultato, doveroso per chi si impegna a rappresentare i giovani, è indispensabile che al suo interno si alimenti nuovamente quella dialettica politica che negli ultimi anni ha ceduto miseramente il passo a quella partitica.

Noi giovani dobbiamo essere in grado affermare la nostra voglia di protagonismo ed il Forum dei Giovani può essere il luogo in cui esprimere le nostre istanze, consentendoci di essere parte attiva delle scelte che incideranno sulla nostra vita. Dobbiamo saper dimostrare che siamo in grado di assumerci responsabilità, passando dalla denuncia alla partecipazione attiva, mettendo passione e competenze al servizio delle istituzioni, per contribuire a quel cambiamento che vogliamo e in cui crediamo. E il Forum può rappresentare questa opportunità, in Campania e in tutta Italia.