Servizio Civile, volontariato e nuova cittadinanza. Intervista al Presidente dell’Associazione Modavi

di Ornella Esposito

ServizioCivileMagazine ha intervistato Irma Casula, presidente Movimento delle associazioni di volontariato italiano. (Ornella Esposito)

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ROMA, CAMERA DEI DEPUTATI – Stamattina presso la sala della Mercede si è discusso della riforma del Servizio Civile Nazionale e della nuova cittadinanza, tema, quest’ultimo, su cui stanno lavorando insieme i diversi schieramenti politici, tranne la Lega Nord, per la riforma della legge sulla cittadinanza.

A margine del seminario, ServizioCivileMagazine ha intervistato Irma Casula.

Il volontariato si è trasformato nel tempo. Possiamo parlare oggi di volontariato come difesa del bene comune, dunque, anche come difesa della Patria intesa in senso più ampio?
«Si. Il volontariato è sempre stato a difesa del bene comune, ed oggi va ridiscusso necessariamente il concetto di Patria. In un’epoca in cui la globalizzazione è galoppante, è evidente che gli stessi confini della nostra Patria devono essere ripensati in un’ottica europea.
Intanto la difesa della Patria ed il Servizio Civile potrebbero essere aperti a tutti i cittadini europei. Credo che la Patria sia di chi la ama, pertanto, è giusto che anche i cittadini stranieri che nascono o vivono in Italia, possano utilizzare il Servizio Civile come un valore aggiunto per l’ottenimento della cittadinanza. Tengo a sottolineare che ciò, tuttavia, non può sostituire la riforma della legge sulla cittadinanza».

Il volontariato si sente e vuole essere soggetto politico. Quanto, invece, la politica lo ritiene tale?
«La politica lo ritiene tale solo durante la campagna elettorale. In questo c’è anche una responsabilità del Volontariato che dovrebbe evitare di farsi prendere in giro. La politica si riempie la bocca del Volontariato, ma in realtà gli lascia poco spazio».

Lo scorso anno si è svolta la VI Conferenza Nazionale sul volontariato che ha concluso i lavori con una lettera aperta alla presenza dell’allora sottosegretario, oggi viceministro, alle politiche sociali, Maria Cecilia Guerra. Rispetto ai temi individuati prioritari, quali risposte concrete finora dal Governo?
«Risposte concrete non ve ne sono state. Continuiamo ad assistere a tagli. Il Volontariato però non chiede solo fondi, ma di essere considerato un interlocutore imprescindibile nella programmazione  delle politiche sociali».

Il modello di integrazione ritenuto “migliore”, quello del multiculturalismo inglese, ha mostrato i suoi limiti. Quale, secondo lei, il modello da applicare in Italia per una pacifica convivenza tra culture differenti?
«Ritengo che il tema dell’integrazione debba essere rimesso al centro del dibattito sulle politiche migratorie. Troppo spesso, a seconda dello schieramento politico, si parla di seconde generazioni o in termini di sicurezza nazionale oppure di elargizione della cittadinanza a tutti. Non c’è un discorso serio sui processi di integrazione che passano necessariamente attraverso la revisione delle norme che concedono la cittadinanza a chi nasce o vive da tempo nel nostro paese».