Addio Pietro, eri un ragazzo a un passo dal realizzare tutti i tuoi sogni

di Anna Laudati

Amarezza dagli internauti del Sud Italia per frasi apparse su facebook come “E’ morto Taricone e allora? Un meridionale di meno”. I più giovani, sempre in cerca di un modello a cui ispirarsi, si interrogano sul destino di quest’uomo, ex giovane che ce l'aveva fatta ad uscire dall'anonimato, strappato alla vita troppo presto. (Monica Scotti)

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Ogni guerriero, anche il più forte, prima o poi deve abbandonare il campo di battaglia. E’ successo a Pietro Taricone, soprannominato o’guerriero, che è scomparso ad appena 35 anni in seguito ad un tragico incidente col paracadute. Pochi istanti di un lancio come tanti organizzato insieme a una scuola paracadutisti di Terni per promuovere la pratica di questo sport d’élite fra i più giovani, il dispositivo per l’atterraggio che tarda ad aprirsi, l’impatto col suolo e poi la corsa disperata in ospedale dove dopo ore sotto i ferri il suo cuore ha smesso di battere.

Tutto finisce con un funerale privato a seguito del quale il corpo viene cremato. Era un ragazzo come tanti Pietro, uno che ce l’aveva fatta: si era fatto conoscere al grande pubblico per il fisico atletico e l’attitudine a vestire i panni del macho latino un po’ maschilista grazie alla sua partecipazione alla prima edizione del Grande Fratello, ma non aveva voluto cedere alle lusinghe di un successo facile ed effimero. Sognava di diventare un vero attore e per questo aveva iniziato a studiare seriamente, con umiltà. I primi frutti del suo impegno li aveva colti ancora una volta grazie al piccolo schermo, interpretando personaggi sempre più complessi in fiction come Codice rosso (incentrata sulle vite di una squadra di pompieri e andata in onda su Canale 5 nel 2006), Distretto di Polizia 3 (la puntata che lo vide protagonista andò in onda su Canale 5 nel 2002) e la nuova fiction-musical prodotta dalla Rai Tutti pazzi per Amore2. In ogni progetto Pietro, che come chiunque lavori nel mondo dello spettacolo aveva un nutrito seguito sia di estimatori sia detrattori, aveva cercato di ritagliarsi lo spazio necessario ad esprimere il proprio talento.

Sembrava esserci riuscito sol serial “La bella famiglia” (il cui titolo provvisorio era La famiglia Gambardella), attualmente in post-produzione per Mediaset. La fiction, la cui messa in onda era prevista per la prossima primavera ma che sembra sarà inserita in palinsesto solo col consenso della famiglia dell’attore scomparso, vedeva Taricone recitare nel ruolo di un cantante neomelodico, Antonio, il cui padre finisce in galera perché scambiato per un temuto boss della camorra. Insomma Pietro era un uomo che se non poteva dirsi arrivato c’era vicino, vicino a un sogno di perfezione che non riguardava solo la sua vita professionale. Accanto, infatti, aveva una moglie bellissima, la collega Kasia Smutniak, e una bambina di appena 6 anni. La sua morte lascia un vuoto devastante nel cuore della sua famiglia e di chi l’ha amato, ma scatena anche un confronto, spesso poco delicato, fra chi lo apprezzava e chi, invece, vedeva in lui e negli altri personaggi balzati agli onori delle cronache grazie al reality di turno solo il frutto di una tv malata e volgare.

Anche i più giovani, sempre in cerca di un modello a cui ispirarsi, si interrogano su destino di quest’uomo strappato alla vita troppo presto. Nascono come da copione gruppi e pagine facebook che vogliono onorare la sua memoria, accanto a gruppi che invece ostentano indifferenza o all’interno dei quali gli utenti approfittano dell’anonimato che concede la virtualità per fare battute o esprimere pareri a dir poco discutibili, come quello che sentenzia “E’ morto Taricone e allora? Un meridionale di meno” che ha scatenato l’ira di numerosi internauti del Sud Italia.