Ruanda al voto. Tra omicidi e intimidazioni. Quale speranza di libertà per le giovani generazioni?

di Ornella Esposito

Oggi si va alle urne. Ma a candidarsi non ci sono gli oppositori al Presidente uscente Kagame che si ricandida per sedere per la seconda volta sulla stessa poltrona. Che fine hanno fatto i candidati della fazione opposta? (Ornella Esposito)

elezioni

II Ruanda va al voto per la seconda volta dopo il genocidio del 1994, scandaloso non solo per i massacri perpetrati gli uni verso gli altri dalle contrapposte etnie dei Tutsi e degli Hutu, ma per il colpevole silenzio del mondo intero rappresentato, all’epoca, dall’indifferenza dell’ONU. Il Presidente Kagame del fronte patriottico ruandese si ricandida. E’ stato lui a traghettare, dopo le atroci barbarie, il paese verso lo sviluppo tecnologico e la crescita economica, nonchè verso l’attenzione all’ambiente e alle donne, di cui il Ruanda vanta un rappresentanza politica degna di un paese nord europeo.

Tutto ciò anche grazie ad ingenti aiuti internazionali. Ma non è tutto oro quello che luce, e l’ombra del genocidio è ancora presente. Come si può apprendere da più fonti, tra cui l’autorevole Amnesty Internazional e Nigrizia per citarne alcune, il clima che si respira a Kigali e nelle altre zone del paese, è tutt’altro che sereno e pacifico: la parola d’ordine è repressione. Sono accadute cose strane che hanno tutta l’aria di non essere casuali. I due partiti principali di opposizione,quello dei verdi e delle forze unite democratiche, non hanno potuto iscriversi presso la commissione elettorale con la logica conseguenza di non poter proporre candidati.

A luglio scorso, “per caso”, è stato trovato morto Rwisereka, il numero due del partito dei verdi; il leader del partito socialista ruandese è stato arrestato per aver tenuto un comizio non autorizzato così come due giornalisti evidentemente “non allineati”(insieme a molti altri) e 31 testate giornalistiche sono state sospese prima delle elezioni. A ciò si aggiunge il pestaggio, avvenuto circa un mese fa, della nota Victoire Ingabire e dei suoi collaboratori che, guarda caso, sono all’opposizione. L’uscente presidente nega, e intanto utilizza ogni mezzo per accaparrarsi i voti dei cinquemilioni di cittadini chiamati alle urne.

Stessa sorte è toccata al vicino Burundi, dove il presidente Nkurunziza è stato eletto all’unanimità dopo che le opposizioni hanno boicottato le elezioni. Nell’Africa subshariana si respira ancora il terrore, e la comunità internazionale ora, come allora, sembra distratta macchiandosi ancora una volta della grave colpa dell’indifferenza. (foto tg1)

E la llibertà per le giovani generazioni è ancora lontana a vedersi.