25 novembre: Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

di Gerarda Pinto

Stamattina davanti ad una chiesa ho visto una donna, il volto irriconoscibile, cancellato dall’acido, le mancava completamente il naso. Chiedeva l’elemosina, seduta, inerme, sofferente. Ho pensato: “Che cosa hai dovuto subire?” Inutile chiederglielo, lei è una vittima e non avrebbe mai parlato. E’ una vittima delle violenze che milioni di donne sono costrette a subire. Non serve allontanare lo sguardo dalla nostra bella Italia, dove la parità è un diritto riconosciuto dalla costituzione, per renderci conto che si tratta di una parità apparentemente acquisita, smentita dalle storie di cronaca. (Gerarda Pinto)

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Sono 119 le donne uccise nel 2009 in Italia, 115 già solo fino a ottobre 2010. Le donne tra i 16 e i 70 anni che dichiarano di esser state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita sono 6 milioni e 743 mila, cioè il 31,9% della popolazione femminile; sono dati che devono allarmare e far discutere. La Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 nell'art.1, descrive la violenza contro le donne come «Qualsiasi  atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».

Minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d’onore, uxoricidi, imposizione della pratica d’incesto, abusi sessuali, stupri, ricatti sessuali, schiavitù sessuale sono tutti atti di violenza che devono essere denunciati.

Donna è colei che ci ha generato, messo al mondo, ci ha offerto il suo grembo e il suo seno, le sue mani, il suo cuore. Molte figure femminili accompagnano la vita di ognuno di noi, e rivestono ruoli fondamentali. Eppure la sua dignità non è sempre riconosciuta. Da secoli è dietro le quinte, prepara i protagonisti di questa società, di cui non ne fa mai parte a pieno titolo. I poeti l’hanno decantata come angelo, condannata perché capace di scatenare una guerra, implorata chiedendole il suo amore. Dedizione, sacrificio, peccato, tentazione, inferiorità, impurità, sono queste le parole che macchiano e segnano il lungo e lontano cammino di affermazione della donna.   Colpevole per amore, per debolezza, per il solo fatto di essere nata donna.

In molti paesi la donna è ancora colpevole del suo genere, si deve fare carico di questa colpa e sopravvivere, senza libertà. Lapidata, torturata, sepolta viva, corrosa dall’acido, costretta già da bambina in matrimonio con uomini più grandi. Venduta e comprata come un oggetto, nemmeno tanto prezioso. Merce di scambio per risanare i rapporti tra famiglie in opposizione. Costretta a vendere il suo corpo, come se non le appartenesse.

Marchiate a fuoco da queste esperienze, sono queste le vittime del XXI secolo, sono “le condannate”che dobbiamo tirate fuori da questo inferno. L’unico strumento per poterlo fare è puntare molto sull’istruzione e sulla conoscenza dei propri diritti, uguali in parte del mondo e a qualsiasi genere si appartenga. Fondamentale è sensibilizzare, parlarne affinché si possa trovare la forza di denunciare, senza sentirsi sole, abbandonate e costrette a qualsiasi abuso.

Le donne devono acquisire fin da piccole la consapevolezza di rivestire un ruolo fondamentale, non subordinato. Casalinghe, lavoratrici, manager, nonne, studentesse, amiche, fidanzate, mogli, amanti sono le ruote motrici del mondo.

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