“Senza futuro per i giovani è in scacco la democrazia”: dal Presidente della Repubblica un messaggio ai giovani e per i giovani

di Francesco Gentile

Nel rituale discorso di fine anno, Napolitano parla per la prima volta alle giovani generazioni richiamando l’Italia a compiere tutto il possibile per non sentirsi, un giorno, ladra di futuro. (Francesco Enrico Gentile)

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“Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia: ed è in scacco la democrazia”: basterebbe questo breve passaggio per definire rivoluzionario il discorso di fine anno che il Presidente della Repubblica ha rivolto agli italiani.

Il consueto messaggio presidenziale, uno dei riti della politica nazionale, diventa d’un colpo l’evento, speriamo iniziale, di una nuova stagione politica. Per la prima volta la massima autorità della Nazione si rivolge direttamente alle giovani generazioni usando parole di verità, riconoscendo limiti e problemi e individuando una prospettiva.

Non che negli scorsi anni fossero mancati riferimenti alle giovani generazioni ma si erano sempre persi nel mare magnum delle parole presidenziali, strette tra un invito alla concordia nazionale e richiami alla responsabilità politica.

Per la prima volta le ragazze e i ragazzi sono i destinatari primi e ultimi assumendo una centralità che, se da un lato fa ben sperare, dall’altro segnala che la “questione generazionale” comincia ad assumere i caratteri della vera e propria emergenza.

Il Capo dello Stato ha voluto sottolineare come sia oramai arrivato il momento di abbandonare i piccoli interessi di bottega, vero file-rouge che troppo spesso accomuna il ceto politico nostrano, e provare ad affrontare con azioni strutturali un mondo che cambia velocemente e che rischia, con il suo impietoso mutare, di lasciare ai margini pezzi consistenti di tessuto sociale.

La crisi economica mondiale sommata agli atavici ritardi italiani determina giorno per giorno condizioni di esclusione e di emarginazione, produttiva e sociale. In un Paese che stenta a tenere il passo delle grandi democrazie occidentali i più colpiti sono sempre più i giovani e le loro energie, i loro sogni e i loro desideri.

L’Italia si comporta sempre più come un’azienda che, ignorando qualsiasi criterio di buon senso, lascia deperire il proprio capitale per indebitarsi, facendo marcire i sogni di migliaia di ragazzi.

Il Presidente Napolitano ha invece inteso fornire un quadro di speranza, richiamando valori che hanno reso grande la Nazione e che proprio le giovani generazioni, nel passato, hanno incarnato e vissuto con passione e coraggio.

Dal Risorgimento all’Unità d’Italia passando per la Resistenza, ha ricordato Napolitano, sono state le ragazze e i ragazzi a prendere sulle spalle il destino d’Italia.

“Quanti furono i giovani e giovanissimi combattenti ed eroi che risposero, anche sacrificando la vita, a quegli appelli per la libertà e l'Unità dell'Italia”: con poche parole il Capo dello Stato rimette le giovani generazioni al centro della storia patria, sgombrando il campo di polemiche e attacchi di minuscolo cabotaggio e ricordando l’orgoglio del nostro passato.

Viene da chiedersi quanto delle parole di Napolitano faranno breccia negli uomini delle Istituzioni, nei partiti, nel ceto politico nel suo complesso e invece quanto tempo occorrerà perché il tutto venga dimenticato.

Il rischio è che il promemoria verrà dalle stesse giovani generazioni, sempre più solo e sempre meno dotate di speranza e di futuro.

L’incontro con gli studenti de “La Sapienza” avvenuto in occasione dell’approvazione della Riforma Gelmini ha costituito il prodromo del discorso stesso, assumendo però un segnale di profonda preoccupazione del Quirinale per una possibile connotazione violenta del movimento degli studenti.

Nello stesso discorso il Presidente ha inteso richiamare, ancora una volta, la responsabilità degli studenti a rifuggire ogni strumentalizzazione violenta o affine, come se temesse il rischio di una radicalizzazione della protesta.

“Investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità”: con queste parole Napolitano lancia una sfida alla politica e ai giovani stessi, facendo leva sul binomio inscindibile dei diritti e dei doveri, ma richiamando il Potere alle proprie responsabilità.

Non resta che augurarsi che il tutto non cada nel dimenticatoio e che il messaggio del Quirinale possa, finalmente, consentire una stagione nuova di libertà e futuro per i giovani italiani.{jcomments on}