Generazione S: lo sharing come stile di vita

di Francesco Gentile

La crisi economica e le difficoltà complessive di una generazione diventano lo strumento del cambiamento, in barba a clichè e luoghi comuni. (Francesco Enrico Gentile)

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“Pronto Mamma? Si, sono a Milano. Come ci sono arrivato? Con il Car pooling. Si, oggi sono a lavoro, in un ufficio che uso grazie al co-working. Dove dormo stanotte? Da Marco, Luca e Clelia. Chi sono? I ragazzi che mi ospitano grazie al bed-sharing”

Questa appena citata potrebbe essere la conversazione tipo di un qualsiasi ragazzo europeo, e oramai anche italiano, nell’anno domini 2011. Ai profani potrebbe sembrare nient’altro che un florilegio di termini stranieri che i più maligni potrebbero indicare come una comune forma di esterofilia.

In realtà non è altro che la nuova frontiera dell’antica arte napoletana dell’arrangiarsi.

La crisi economica, le difficoltà oramai congenite che attanagliano le giovani generazioni e l’acuirsi delle disuguaglianze sociali funzionano sempre più come propellente per la creatività e l’inventiva.

Quella che, dopo bambocciona, boomerang,X, è ora definita Generazione S, ha fatto dello “sharing” il tratto distintivo della sua esistenza, umana e professionale.

In fondo il meccanismo è semplice e intuitivo.

Sei un professionista, probabilmente neo-laureato e senza il “babbo” che ti trasferisce studio e clienti?

Basta collegarsi ad uno dei tanti siti che offrono servizi di co-working, ovvero: affitti scrivania , telefono e connessione per il tempo necessario ad incontrare il potenziale cliente piuttosto che per organizzare una riunione.

Facciamo un altro esempio: il car pooling. In pratica una rivisitazione delle dinamiche che ciascun ragazzo ha vissuto quando, per andare a un concerto, si cercava l’amico di turno con la macchina e si dividevano le spese.

Inventiva, necessità e voglia di superare difficoltà diventano strumento di cambiamento e di innovazione.

Aldilà del carattere “emergenziale” gli esperimenti di sharing sono portarti di molteplici elementi positivi.

La condivisione dello spazio di lavoro, ad esempio, è sempre più spesso il modo più veloce per sperimentare sinergie e collaborazione che, utilizzando la tradizionale organizzazione degli spazi e del lavoro, difficilmente si realizzerebbero.

Il bed sharing che probabilmente fa storcere il naso agli amanti dell’hotel,degli agi all-inclusive e dei commessi in livrea, consente una conoscenza del mondo fatta di persone e non di cartoline, in grado di fornire volti ai luoghi, e anima ai ricordi.

In pratica ciò che le storture del mercato, i guasti della globalizzazione e un rapido declino di uno stato sociale sempre più tarato su parametri gerontocatrici tolgono, le giovani generazioni si prendono in termini di libertà.

Almeno, consentiteci di girare il mondo e di gestire il lavoro come vogliamo, sembrano dire ai tanti che ne mettono in discussione modi e forme di vita.