Chernobyl: Viaggio attraverso il “museo degli orrori”

di Alessandra Campanari

“Conobbi una donna sulle scale della stazione di Porta Garibaldi. Mi colpì l’intelligenza e la lucidità con la quale mi descrisse il perché si trovava a Milano. Aveva scelto la vita da clochard, per non far nascere suo figlio alle porte di Chernobyl”.- Simone Bello. (Alessandra Campanari

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Il disastro di Chernobyl è stato il più grave incidente nucleare della storia, l’unico a livello 7 (il massimo) della scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale) secondo i dati dell’agenzia internazionale per l’energia atomica. Il 26 aprile del 1986, alle ore 1.23, nel corso di un test “di sicurezza”, nella centrale ucraina di Chernobyl, un brusco e incontrollato aumento della temperatura del nocciolo del reattore innescò una fortissima esplosione. Il coperchio dell’impianto saltò. Una nube radioattiva contaminò un’area vastissima, raggiungendo anche l’Europa. Fonti ufficiali parlano di sessantacinque morti accertati e 4mila presunti.

In realtà, studi scientifici, osteggiati dalle multinazionali del nucleare, hanno rivelato che le conseguenze furono immensamente più gravi. Fu l’inizio del disastro che causò la morte di migliaia di persone. Nei dieci giorni successivi, una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore nucleare e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l’evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336mila persone. L’intera città di Pripyat, abitata da 50mila persone, fu evacuata.

Il reattore continuò a liberare materiale radioattivo diffondendo nell’insieme una nube due volte più tossica dei due funghi nucleari che distrussero Hiroshima e Nagasaki alla fine della seconda guerra mondiale. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale dell’America settentrionale. 

Oggi Chernobyl è divenuto sinonimo del lato oscuro della vita moderna, di come la tecnologia può fallire e di quanto possono essere terribili le conseguenze, ma a venticinque anni dal disastro, la “tragicamente” famosa centrale sta per diventare meta turistica. A riferire la notizia è stato Viktor Baloga, ministro delle Emergenze ucraino, che ha riferito che i lavori sono quasi completati e che già da questo mese sarà possibile aprire le porte al turismo di massa. La struttura finora è stata visitata da gruppi organizzati o turisti che seguivano un iter molto particolare per riuscire ad avere autorizzazioni governative, pagando dai 200 ai 400 dollari.

Ora Il ministero assicura che i livelli di radiazione anche all’interno della zona che ne fu più colpita– che si estende lungo un raggio di trenta km dalla centrale nucleare – sono ormai tornati su livelli normali. «La zona intorno a Chernobyl non è così spaventosa come tutto il mondo pensa», ha detto un portavoce del ministro, «vogliamo lavorare con grossi operatori turistici e attrarre turisti occidentali». Gli operatori turistici saranno scelti sulla base di criteri molto rigidi, hanno precisato le autorità ucraine, perché dovranno essere in grado di organizzare tour guidati estremamente sicuri: qualsiasi deviazione dal tracciato previsto potrebbe, infatti, causare il crollo di alcune parti degli impianti o addirittura determinare delle variazioni nel livello di radiazioni presenti.

Secondo le autorità ucraine ogni anno almeno seimila persone visiterebbero già la centrale di Chernobyl illegalmente, approfittando delle offerte di alcuni tour operator locali. Il costo per una gita di un giorno sarebbe intorno ai 150 dollari. Non sono, chiaramente, mancate le critiche avanzate in risposta alla decisione di trasformare il sito in un’ attrazione turistica.

Secondo parte dell’opinione pubblica l’intento del ministro ucraino non sarebbe quello di far diventare Chernobyl un ipotetico luogo o museo della memoria, come sono da tempo gli ex campi di concentramento nazisti, ma di allargare ai visitatori provenienti da tutta l’europa, la possibilità di fare un vero e proprio tour a pagamento all’interno dell’impianto. Possibilità di cui hanno già beneficiato, nel corso degli anni, amanti del macabro e spettatori senza scrupoli, disposti a spendere parecchi dollari per provare l’ebbrezza di accedere alle segrete stanze della morte.

Quello che la decenza e iL rispetto umano richiedono è di considerare, semmai, queste stanze, come luoghi che raccontano storie importanti e drammatiche e che devono suscitare un interesse diverso dal solito viaggiare e interrogativi sull’opportunità o meno per l’uomo di perseverare sulla strada del nucleare. “Conobbi una donna sulle scale della stazione di Porta Garibaldi. Mi colpì l’intelligenza e la lucidità con la quale mi descrisse il perché si trovava a Milano. Aveva scelto la vita da clochard, per non far nascere suo figlio alle porte di Chernobyl”.