Quebec. Al varo una riforma che vieterà l'insegnamento di dottrine religiose nelle scuole materne

di Gerarda Pinto

In Italia la presenza del Vaticano su questi temi è condizionante. Fortuna per alcuni sfortuna per altri, la religione sicuramente è un elemento unificatore e simbolo d’identità nazionale e culturale, ma diventa, spesso, la storia e la cronaca attuale ci insegnano, anche un pretesto per dividere, separare, fare la guerra, massacrare, calpestando tutti i diritti di ogni individuo. (Gerarda Pinto)

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La scuola, la più importante istituzione insieme alla famiglia, designata all’educazione e alla formazione di un individuo è il campo di battaglia dove sono sempre in corso “lotte ideologiche”. L’iconografia religiosa e i segni della religione cattolica sono presenti nelle aule scolastiche: crocifissi, presepi, figure di santi arricchiscono le pareti insieme alle cartine geografiche e l’abbecedario. Sacro e profano, sotto gli occhi “gentili” di bambini, che sempre più spesso sono figli di culture, ma soprattutto di culti differenti. Quasi un’imposizione, come una pubblicità occulta che passa sotto un bel film.

E se qualcuno pensa di togliere un solo pezzo di arredamento, ecco che cominciano le crociate, si teme la crisi del sentimento religioso. La mobilitazione coinvolge le mamme e gli insegnanti di religione che gridano alla crisi di identità e di valori solidi che reggono la nostra cultura. Si punta il dito contro l’”eretico” che vuole indurci ad abbandonare il nostro credo. Questa è la libertà di culto che regna in Italia. Il crocifisso è un simbolo che ricorda, ai cattolici, che un uomo si è sacrificato per l’intera umanità ma che è solo una statuetta per chi prega un altro Dio.

Qual è il potere di questa icona cattolica? Si è parlato di offesa, di presenza insignificante, di riferimento cruciale per le nuove generazioni. Una divergenza di punti di vista che apre un divario anche tra i più piccoli, soprattutto quando in aula arriva il maestro che insegna la religione. Ma la religione di chi? 

Intanto in Quebec sta per essere promulgata una riforma che vieterà l’insegnamento di dottrine religiose nelle scuole materne che usufruiscono di sovvenzioni statali. Inoltre la nostra “ora di religione” è stata sostituita con il nuovo “Ethics and Religious Culture Program” volto a fornire a bambini e ragazzi gli strumenti giusti per accostarsi a temi quali i diritti umani e i valori etici, e a far conoscere loro le diverse fedi e tradizioni religiose da un’ottica globale, non fondata, cioè, sulla prospettiva di una confessione
specifica.

Non bisogna sposare l’attenzione oltreoceano per trovare Paesi che hanno cercato e adottato una soluzione diversa, dalla nostra attuale condizione. In 12 paesi comunitari l’insegnamento è multi religioso, sia nel senso di prevedere più confessioni, anche non cristiane(ebraismo,islam e buddhismo) sia nel senso di prevedere discipline interconfessionali.

Sorge spontaneo chiedersi perché l’Italia deve allinearsi politicamente, economicamente e socialmente al resto della Comunità Europea, e non può scegliere la libertà di culto come segnale di un passo verso l’integrazione? La risposta è semplice, la presenza del Vaticano, sul nostro territorio nazionale, è ancora troppo condizionante. Fortuna per alcuni sfortuna per altri, la religione sicuramente è un elemento unificatore e simbolo d’identità nazionale e culturale, ma diventa, spesso anche, la storia e la cronaca attuale ci insegnano, un pretesto per dividere, separare, fare la guerra, massacrare, calpestando tutti i diritti di ogni individuo.  

La strda giusta potrebbe essere quella di Insegnare il rispetto nelle scuole. Non inculcare nelle giovani menti la vanità, l’ipocrisia; restituire ai bambini la loro innocenza e purezza. Tutelandoli, non rendendoli, sin da piccoli, parte di un ingranaggio che deve per forza girare e seguire una direzione. La scuola deve seguire la crescita, nelle sue fasi, condurre per mano le nuove generazioni, dare senso critico e voglia di migliorarsi sempre per portare avanti degli ideali, che esistono in una società sana a prescindere dalla religione.

In generale l’insegnamento della religione, qualunque essa sia, si potrebbe lasciare fuori da un luogo adibito anche alla socializzazione, a creare reti sociali. Ci penseranno le famiglie, le chiese, le sinagoghe, le moschee a donare quel credo di cui ogni individuo ha bisogno. Ognuno ha bisogno della fede, e saprà trovarla quando ne sentirà davvero il bisogno. In un paese laico l’apprendimento di una religione è questione di libera scelta dell’individuo adulto. Ma per l'Italia?