Suicidio. Solo in Italia nel 2008 si sono tolte la vita duemilaottocento persone

di Gerarda Pinto

Si sceglie di morire a tutte le età. Morte come gesto estremo di liberazione? Come atto dimostrativo? Come rinuncia o rimedio? Morte per un'ideale, per soldi per la patria o per fede? Dal suicidio di Seneca a quelli recenti dei giovani in Tunisia, si ci domanda che senso ha anticipare un momento che comunque 'adda venire'. Poichè la morte è l'unica cosa certa della nostra vita. (Gerarda Pinto)

suicidi

La morte è l’unica fonte di salvezza per chi decide di mettere fine alla propria vita. Un punto fermo posto dopo lunghi tormenti dettati da disperazione, insofferenza, nausea per la vita, disadattamento, fallimento, delusione, fragilità ma anche rivolta, protesta, rifiuto di sottomissione. Una scelta estrema eppure ragionata, a tal punto da essere l’unica che si prospetta dinanzi l’orizzonte.

Gli ultimi minuti, forse un ripensamento, una riflessione su tutto quello che si lascia e la voglia insistente di fuggire, non in una terra lontana, ma nel vuoto. Un viaggio che permette, finalmente, di mettere fine al groviglio di pensieri che attanagliano la mente e che non permettono di vivere. Un peso grande fatto di ricordi, di speranze e ideali andati in frantumi.

Una debolezza che non permette di vedere miglioramenti, di cercarli perché troppo lontani per chi pensa alla morte. Si resta sempre molto disorientati di fronte a un caso di suicidio. Forse perché lo si considera un dramma personale, una scelta ragionata alla quale nessuno si può opporre. Una pratica che si diffonde sempre di più tra i più giovani che si sentono incapaci di gestire la propria sorte; quindi l’affermazione di se stessi, paradossalmente, è proprio nella decisione di mettere fine alla propria vita.

E’ l’unica scelta per contrastare, per opporsi a un sistema che impone schemi da seguire. Tra i ragazzi, in piena fase adolescenziale, i motivi di suicidio sono la non accettazione di se stessi, gli insuccessi scolastici, la solitudine, il senso d’incomprensione. Crescendo non sembrano mancare ulteriori fonti: la disoccupazione, il fallimento professionale, l’insuccesso universitario, le delusioni amorose. 

Per giungere invece in età matura a riflettere sul proprio percorso di vita e ritenerlo forse vano, inutile, senza un senso, tanto da poterlo interrompere. Nell’ultimo rapporto dell’Ufficio nazionale di registrazione dei crimini (Ncrb), emerge che ogni quattro minuti una persona si suicida in India e un terzo di queste persone sono giovani di meno di trenta anni.

L’Istat, in Italia, ha rilevato, nel 2008, duemilaottocentoventotto casi di suicidio. In molte zone del mondo, invece, il suicidio è un atto dimostrativo, una scelta di opposizione a una politica non democratica, oppure un atto di protesta contro la violazione dei diritti e della dignità dell’uomo.

Nel 1963 alcuni monaci buddhisti si diedero pubblicamente alle fiamme per protestare contro le discriminazioni anti-buddhiste del regime del Vietnam del Sud. Altro gesto dimostrativo fu quello di Alfredo Ormando, poeta omosessuale, che si diede fuoco in Piazza San Pietro il 13 gennaio 1998 per protesta contro l’omofobia divulgata dalla chiesa cattolica.

Molto più recente è la pratica del rogo volontario in Egitto e Algeria, come forma di protesta contro le misere condizioni di vita in cui versa la stragrande maggioranza di persone. A dicembre l’estremo gesto compiuto da un laureato tunisino, facendo esplodere le proteste che hanno portato alla caduta di Zine al-Abidine Ben. Oggi si è registrato un altro caso, il quinto, si trattava di un giovane egiziano proprietario di un piccolo ristorante, che è stato chiuso dalle autorità.

Ha radici lontane la pratica del suicidio, accettata come atto naturale dagli Stoici, inteso come uscita volontaria dalla vita, emblematico il suicidio di Seneca. Condannata invece dalla dottrina cristiana, come disprezzo per un dono concesso all’uomo da Dio. La letteratura ha tessuto numerose trame, spezzate dal tragico suicidio, è famosissimo il suicidio d’amore di Romeo e Giulietta. Secondo Giacomo Leopardi il suicidio non può essere considerato un atteggiamento folle, ma al contrario la conseguenza di un logico ragionamento di una fredda analisi razionale, definendolo” la cosa più mostruosa in natura”.

Muoiono suicidi i Kamikaze, termine utilizzato in origine per indicare i piloti giapponesi che si facevano esplodere in aria pur di dirottare le navi nemiche, attualmente riferito agli estremisti religiosi che si riempiono di tritolo, facendosi esplodere in luoghi affollati, attuando grandi carneficine. Come si può notare il suicidio implica e include un panorama troppo ampio di motivazioni, storie e spinte per poter essere circoscritto in un giudizio aprioristico che lo condanna o lo assolve.

E’ certo che la morte è un approdo troppo vicino per chi decide di spezzare il filo che secondo i greci solo Atropo, la terza delle Moire, aveva il diritto di tagliare.