“Se non ora quando?”: Il rosa tocca Napoli e invita a riflettere

di Monica Scotti

L’Italia si è tinta di rosa e ha alzato la voce in difesa della dignità di tutte le donne domenica 13 febbraio. La manifestazione “Se non ora quando?” ha raccolto adesioni in oltre 230 piazze italiane e all’estero (Parigi, Bruxelles, Londra e addirittura Tokyo), invitando a partecipare uomini, bambini, anziati, giovani, casalinghe, studentesse, donne lavoratrici, precarie, donne attive nel sociale, pilastro di famiglie intere, donne che si sentono sole ma sanno di non esserlo. In una parola? Donne che non accettano scorciatoie, anche in una città difficile come Napoli. (Monica Scotti)

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Il successo più grande dell’iniziativa portata avanti a livello nazionale da centinaia di migliaia di persone, in effetti, è quello di essersi mantenuta apertamente non politicizzata, lasciando spazio alle associazioni e a volti comuni di donne piuttosto che alle sigle di partito, malgrado la goccia che ha fatto traboccare il vaso della protesta sia legata a filo doppio allo scandalo sessuale, il cosiddetto Rubygate, che vede coinvolto il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. “Il premier si dimetta” è una frase che è circolata con ritmo ossessivo tra la folla indignata, le cui armi pacifiche e più efficaci sono state striscioni, cartelloni satirici, cori e rumorosi coperchi di pentole.

E’ andata così a Napoli, dove la manifestazione, forte di oltre 50.000 presenze, si è mossa da piazza Matteotti formando un corteo compatto che ha raggiunto il palco allestito in piazza Dante, gremita e vociante, per dare la possibilità a ragazzi e ragazze di dire la loro. Forse la partecipazione è stata tale da sorprendere gli stessi organizzatori, con spazi e tempi che sono riusciti a contenere a stento la voglia dei manifestanti di farsi ascoltare. “Ho l’impressione che persino noi donne a volte sottovalutiamo la nostra forza, vedete quante siamo? Siamo tantissime” E’ il commento di Claudia, 25enne studentessa che non ha bisogno di riflettere prima di affermare che “L’immagine che questo paese ha delle donne deve cambiare. Basta essere considerate invisibili, basta essere notate solo quando il nostro corpo diventa merce di scambio, basta volgarità”.

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“Non voglio lasciarmi intrappolare dagli stereotipi imposti da questa società patriarcale” sono le parole di Clara 28 anni, precaria “La donna non è né un’Eva tentatrice né una Maria casta e sottomessa al volere dell’uomo. Non è sulla moralità dei singoli che invitiamo a riflettere, è il confine ormai inesistente tra prostituzione e cariche pubbliche la vera emergenza di questo paese, è avallare la tesi che per fare carriera serve essere carine e disponibili con chi ricopre ruoli di potere ciò che maggiormente deve indignarci!” .

Questa osservazione, in effetti, si carica di stringente attualità, visto il recente sbocciare di insospettate doti politiche in più di una showgirl italiana. Il passaggio dai calendari e dalla Tv ai seggi di consigli comunali, alle cariche di Ministro o al Parlamento, sta diventando sempre più facile e frequente. Ma cosa ne pensano le giovani di questo paese?

"Non sono una di quelle che pensano che le belle ragazze siano anche stupide e non meritino quindi di fare carriera grazie al loro cervello. Sono convinta che nella vita si possa cambiare vocazione e "mestiere". Quello che mi preoccupa è arrivare al punto in cui soltanto la Tv sarà considerata l'anticamera della politica e per farsi eleggere si dovrà dimostrare di saper ballare uno stacchetto piuttosto che spaccarsi la testa sui libri" Risponde con aria assorta Laura, 21 anni appena ma con le idee già chiare. 

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E se qualcuno offrisse loro una poltrona in cambio di "amicizia" e favori come si comporterebbero le ragazzine e le donne che affollano la piazza napoletana? Cosa penserebbero in tempi così difficili, tempi che non permettono ancora ai giovani di dimenticare la crisi?

"Mai e poi mai. Io non sono in vendita!" E' praticamente un coro unanime.

Se queste sono le voci della piazza, altre voci si levano all’indomani della protesta, nei blog, sui social network, le “piazze” virtuali frequentate dai giovani. C’è chi si rallegra per il successo della manifestazione; chi invece la contesta affermando che le donne non dovrebbero lamentarsi della libertà di usare il proprio corpo; chi difende Berlusconi tirando in ballo la tesi del complotto e di odi personali; chi infine lo condanna ricordando che lo scandalo scoppiato intorno alla minorenne Ruby non è solo una questione morale in quanto lambisce il terreno della legalità.