Povertà. Il governo riconferma la Social Card

di Ornella Esposito

8 milioni 78 mila di italiani, il 13,6% dell’intera popolazione. Questi i numeri della povertà in italia riferiti al 2008. Il governo trova una soluzione: nel decreto milleproroghe rispunta la social card, la scheda azzurra ricaricabile ogni due mesi con la quale acquistare generi alimentari. (Ornella Esposito)

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L’asse Tremonti-Sacconi insiste, ed estrae dal cilindro magico l’altrettanta magica scheda azzurra quale soluzione al terribile problema della povertà in Italia che affligge, secondo il rapporto Caritas riferito all’anno 2008, 8 milioni 78 mila di italiani, il 13,6% dell’intera popolazione. La social card fu introdotta nella finanziaria del 2008 ed è stata riproposta nel decreto milleproroghe, che ha stanziato per tale intervento 50milioni di euro, con alcuni correttivi rispetto alla precedente edizione. I dettagli. Che cos’è: è una scheda sulla quale vengono caricati 80€ ogni due mesi, e che consente al suo titolare di acquistare generi alimentari presso i supermercati convenzionati. Va specificato che la prevista scheda acquisti non abolisce quella vecchia ma è un intervento integrativo.

Chi ne può beneficiare: è una misura rivolta, in via sperimentale, ai comuni con una popolazione superiore ai 250mila abitanti e ne possono fare richiesta i cittadini anziani tra i 65 e i 69 anni con reddito e trattamenti pensionistici fino a 6.235,35 euro all’anno (nel 2008 era fino a 6.000 €) o ultrasettantenni con redditi e trattamenti pensionistici fino a 8.313,80 euro all’anno cui si aggiungono le famiglie con figli sotto i tre anni, cittadini e residenti in Italia con un indicatore della situazione economica fino a 6.235,35 euro.

Il Ministro Sacconi ha dichiarato che, per quanto riguarda i requisiti e l’importo,sarà prevista una soglia minima per tutti, e dei “correttivi” a livello territoriale in base al costo della vita e ad latri parametri.

Come ottenerla: attraverso gli “enti caritativi”. Questa è la sostanziale novità. Nella precedente edizione erano le Poste e l’INPS a farsi carico della ricezione dei moduli e dell’erogazione delle card oggi, invece, i richiedenti devo rivolgersi agli enti del terzo settore per i quali sono previsti due sistemi di accreditamento, uno nazionale per le grandi associazioni, ed uno locale per i piccoli enti.

In poche parole i comuni dorranno scegliere gli “enti caritativi” e valutare l’opportunità della presa incarico dei bisognosi da parte di questi ultimi ed eventualmente integrare con fondi propri il budget minino della card. Lo scopo di tale novità, secondo il Governo, è quello di estendere il beneficio ai senza fissa dimora e di avvicinare ai servizi le persone in difficoltà.

Non si sono fatte attendere perplessità e critiche da parte degli “enti caritativi” e degli esperti del settore. Anzitutto l’esiguità dell’importo: 40 euro non incidono in maniera significativa sulla condizione di povertà di un individuo. Secondo: l’esclusione degli immigrati residenti, tra le fette della popolazione più a rischio di povertà,ed aiutati paradossalmente proprio dagli ottocenteschi “enti caritativi”. Terzo: il non utilizzo, per una larga parte, del precedente fondo; sarà forse perché questa misura non è efficace? Quarto: nel decreto non si intravedono tracce d'interventi strutturali, e di politiche sociali di lungo periodo per ridurre l'incidenza della povertà e sostenere le persone più a rischio di marginalità.

La social card rischia,dunque, di avere tutto il sapore di un ritorno al passato, a quelle vecchie logiche, che si credevano superate, dell’assistenzialismo di fine secolo scorso molto poco promotrici dell’autonomia della persona e dei suoi diritti di cittadinanza e tendenti,invece, ad aumentare la dipendenza dagli aiuti statali dei soggetti bisognosi.

Attendiamo di leggere il decreto attuativo della misura, sperando che faccia chiarezza sui tanti punti oscuri, e che magari fugherà i nostri dubbi sulla sua reale efficacia per far fronte al drammatico aumento della povertà nel nostro paese.

(foto: periodicoitaliano.it)