Italia. Un paese dove “I soliti idioti” hanno successo?

di Sara Pulvirenti

“Attenzione! I personaggi di questo programma sono degli idioti che fanno e dicono cose non adatte ai minori e ad adulti molto seri”. (Sara Pulvirenti)

it_solitiidioti_207_bambino_640 La frase d’apertura del programma è sincera e forse racchiude in sé la sintesi de “I soliti idioti”, programma televisivo trasmesso dal 2009 prima da Comedy Central e poi da MTV. I protagonisti sono due “vecchie” conoscenze del canale musicale italiano: Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio.

Il programma è diventato ormai un cult per le generazioni più giovani, mentre gli adulti si alternano tra timidi giudizi positivi e ben più pesanti pareri negativi. 

Tutti gli episodi, dei veri e propri cortometraggi di circa cinque minuti, sono stati ideati con l’intento di omaggiare la commedia italiana: infatti è evidente già nel titolo il richiamo ad uno dei capolavori di Monicelli, “I soliti ignoti”. Anche l’intenzione di dissacrare la figura dell’italiano medio rientra nella stessa logica. legami con quella comicità raffinata e piena di sottintesi finiscono qui: infatti più che di dissacrazione si può parlare di vera e propria distruzione. 

Il linguaggio, l’estetica, i valori classici, il racconto, i ruoli vengono letteralmente distrutti episodio, dopo episodio. Allora tra i tanti personaggi rappresentati, troviamo un papà anziano (Ruggero) che parla in dialetto romanesco e che si dispera perché il figlio (Gianluca) vuole studiare e non sa neanche fumare un “fiodena” (Cfr. uno spinello) o andare a prostitute. Allora con tutto se stesso cerca di educare il figlio “sfortunato”: ecco quindi i tentativi di comprare droga, di fare furti, di uccidere persone. Tutti vani, perché il figlio è sinceramente interessato allo studio e certe cose non riesce nemmeno ad approcciarle. Da qui quindi l’esclamazione che è diventata un manifesto “Daje, cazzo, Gianluca!!” 

Oppure, ancora, un bambino con uno zaino più grande di lui che come niente fosse prima di uscire di casa dice “senti, mamma, devo uscire a comprare la droga, serve qualcosa?” e la madre con naturalezza risponde “prendi un litro di latte, parzialmente scremato, però, mi raccomando”. 

Insomma un’educazione alla rovescia, almeno all’apparenza. Vecchie espressioni che si sentivano da piccoli come “non dire parolacce”, “chiedi scusa alla signora”, “prima il dovere e poi il piacere”, vengono puntualmente capovolte dai due protagonisti.

 Sul web il programma moltiplica il suo impatto mediatico: le pagine su facebook sono tantissime e tutte con migliaia di iscritti (la più numerosa ne conta quasi 83.000), molti profili sullo stesso social network hanno proprio il nome e la foto dei protagonisti, su youtube i video vengono inseriti praticamente ogni giorno contando visualizzazioni altissime (l’episodio “Father and Son, in discoteca) ha superato le 400.000 visite). E tra i ragazzi cosa si dice?

“Sono troppo forti”, è il commento di emme97, fertihe è entusiasta “MI-TI-CI!”. “Sarà anche una stronzata, ma è divertentissimo! è molto meglio sicuramente di guardare il grande fratello o amici e questi programmi che fanno passare l idea che la nostra generazione è composta solo di ragazzi fasulli e vuoti! io non la penso così, non so voi, è l’opinione di TheHank96.  

Qualcuno, un po’ più grande, si spinge in un’interpretazione più sofisticata “I genitori come voci fuori campo rappresentano perfettamente l'assenza (giustificata o meno) dei genitori”., scrive paskosky86 nella sezione commenti di un video.

Altri invece, dimostrano apertamente il loro dissenso “Io ancora non l'ho capito. E non ho capito nemmeno come faccia questa roba a piacere alle persone. E’ triste non fa ridere! ”, scrive Raimaru 97, scatenando però su di sé una serie di critiche da parte dei fan più accaniti che si scagliano vivacemente anche contro Luisa che ha azzardato un “Che schifo”, subito sommerso da insulti, di volta in volta rimossi dall’amministratore.

Anche la stampa segue la stessa dicotomia tra estimatori e detrattori, sull’esempio della classica divisione di Eco tra apocalittici ed integrati: il Giornale titola “La vera satira? E’ in mano ai “Soliti Idioti di Mtv”, la Stampa invece è di tutt’altro parere “Soliti Idioti, l’estetica del brutto”, il Corriere della Sera, attraverso la sua webtv, addirittura ha pubblicato un’intervista ai protagonisti con un relativo dietro le quinte.

E a denotare l’attenzione all’attualità degli autori e il successo del programma, ecco pronti degli sketch per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia. I protagonisti sono dei surreali Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Verdi, interpretato da Gianmarco Tognazzi, altro legame esplicito alla commedia italiana.

E mentre l’altalena dei pareri continua, alcune domande sono lecite: e se il successo de “I soliti idioti” non fosse solo televisivo? E se fosse, invece, uno strumento per rappresentare e denunciare il successo nella vita reale di altri Idioti?