Dopo il disastro di Fukushima, quale futuro per il nucleare?

di Stefano Trani

Olkiluoto. I finlandesi non perdono fiducia nelle centrali nucleari e non temono catastrofi. Ma i costi saranno sostenibili? Forse il Sole è davvero la chiave di tutto, l’atomo per ora può aspettare, meglio non imbrigliarlo, potrebbe offendersi e avere reazioni insostenibili. (Stefano Trani)

Olkiluoto

Secondo i finlandesi il disastro nucleare in corso a Fukushima Daiichi non deve indurre a rinunciare all’energia proveniente da centrali nucleari, come quella di Olkiluoto attualmente in costruzione. Le dichiarazioni le fa Simo Brummer in una intervista a “La usine nouvelle”. Brummer che è consulente internazionale per Embea Oy, società internazionale di marketing, dice ai francesi: “I finlandesi non sono né allarmisti né catastrofisti rispetto a Fukushima. La situazione non è stata vissuta in maniera così irragionevole come in Germania dalla Signora Merkel. La nostra è stata una reazione posata. Qualche giorno fa ero ad una grande conferenza alla presenza di tutti gli attori del nucleare… e tutti hanno relativizzato.”

Sembra quasi che questi sia stato incaricato di presentare le scelte di un partito politico sotto una luce favorevole. Per Brummer, senza prendere alla leggera il distrasto nucleare in corso nel paese del Sol Levante, i finlandesi attendono di capire che cosa è successo e quali migliorie alla sicurezza possono adottare. Poi continua sostenendo che i finlandesi nutrono grossa fiducia nell’energia atomica, perché “pare” che abbiano scoperto – quasi come stessero annunciando la scoperta di un nuova Atlantide – come sistemare le scorie. Ecco la ricetta finlandese: tutto finirà in una camicia di forza di ferro e rame, sepolto per 500 metri nel terreno granitico.

A noi Italians non resta che assumere il ruolo di spettatori interessati – almeno per una volta non al centro delle “notizie dal mondo” di altri paesi – alle prossime elezioni che saranno organizzate nella mitica terra dei laghi, spesso vista come modello etico per ecologisti e naturalisti. I Verdi e l’estrema sinistra, che già si battono da anni contro il nucleare, sono pronti per la chiamata alle armi.

In aggiunta, sempre secondo Brummer, l’idea presa l’anno scorso dalla Finlandia vuole che per ottenere una soddisfacente autonomia energetica si debba far ricorso ad un mix di risorse tra rinnovabili (biomasse) e nucleare. Del resto l’arte della politica non può privarsi dei suoi compromessi !

Indubbiamente la “schiavitù da carburanti” non ha prodotto altro che disatri ed instabilità politico/economica, ammalando il pianeta in un modo forse meno plateale, ma altrettanto efficace. Tuttavia, perché affidarsi ad un’energia che può decidere in un attimo le sorti di un intero popolo, la storia di una civiltà, le vite in corso e soprattutto quelle che verranno?

E’ molto probabile che per il futuro sia stato riservato all’atomo, ed al suo immenso potere, un ruolo da protagonista nell’universo. Ma siamo così sicuri che sia individuabile nelle attuali centrali nucleari (che siano esse di prima o di quarta generazione)?

Sarebbe opportuno analizzare l’argomento assumendo la prospettiva di un “nuclearista” realista e non quella di un “antinuclearista” convinto – sarebbe tutto troppo semplice – per esprimere un inevitabile scetticismo riguardo i possibili vantaggi in termini di energia di cui una comunità come la nostra potrebbe beneficiare. Per riallacciarsi al discorso del nostro consulente finlandese, l’incidente di Fukushima, così come quello di Chernobyl, costringerà chi costruisce a maggiori esborsi, non solo per quanto riguarda la sicurezza ed il controllo, ma anche in termini di costi sociali.

Se sottovalutassimo i costi di una centrale nucleare moderna, faremmo un imperdonabile errore, soprattutto riguardo ai tassi d’interesse che si produrrebbero in virtù dei prestiti con le banche di cui lo Stato dovrebbe accollarsi. Tutto ciò si ripercuoterebbe sui contribuenti italiani – per la verità storicamente da sempre non molto virtuosi – attraverso una pressione fiscale maggiormente asfissiante.

In Finlandia i cantiere di Olkiluoto hanno iniziato i lavori nel 2005 ed immediatamente sono arrivate le prime previsioni di ritardi, poiché il completamento della centrale era previsto per il 2009. Il reattore di Olkiluoto era stato approvato nel 2002 con una spesa preventivata di 2,5 miliardi di euro; alla firma del contratto, nel 2005, il preventivo era salito a 3,3 miliardi. A fine 2009 il cantiere aveva accumulato un ritardo di 3 anni e la spesa prevista era arrivata a 5,3 miliardi di euro. Ora il conto avrebbe ampiamente superato la soglia dei 6 miliardi.

Consapevoli della nostra inguaribile lentezza, immaginiamoci cosa potrebbe accadere a casa nostra se iniziassimo i lavori di una centrale senza completarli in tempi ragionevoli i tassi d’interesse determinerebbero costi che non verrebbero ammortizzati probabilmente nemmeno a distanza di mezzo secolo. Il ciclo di vita di un impianto nucleare si compone di tre fasi: progettazione/costruzione, esercizio e decommissioning. Le principali attività svolte durante il decommisioning riguardano la manutenzione, in poche parole la sicurezza delle strutture. Il decommissioning si conclude quando il sito viene rilasciato privo di vincoli radiologici. Questo traguardo viene definito raggiungimento del “green field”.

Ergo, abbiamo considerato i costi legati al futuro decommisioning ? Visto che l'arco di vita di un reattore si attesta intorno ai 40 anni, se sommati ed i costi precedenti saranno sostenibili? Il ricorso al nucleare sta diventando troppo caro, soprattutto se diamo ascolto alle voci di coloro che promuovono i vantaggi – non solo in termini di sicurezza, ma anche di risparmio economico – dell’energia solare.

Forse il Sole è davvero la chiave di tutto, l’atomo per ora può aspettare, meglio non imbrigliarlo, potrebbe offendersi.