Emilio Alessandrini: un giovane magistrato ucciso da Prima Linea nel 1979.

di Francesco Gentile

La storia di Emilio Alessandrini, sostituto procuratore a Milano vittima della vigliacca violenza dei terroristi di Prima Linea. (Francesco Enrico Gentile)

alessandrini_1

È una mattina del 29 gennaio 1979 quando un commando di “Prima Linea” ammazza a Milano Emilio Alessandrini, sostituto procuratore della Procura di Milano.

Aveva appena accompagnato a scuola suo figlio Marco, era pronto a cominciare un’altra giornata di lavoro. La sola colpa di Alessandrini era quella di avere un lavoro particolare: faceva il magistrato. E lo faceva bene soprattutto.

Era infatti considerato da tutti come uno dei migliori magistrati in circolazione, soprattutto in materia di terrorismo. Sua era stata infatti l’idea di costituire un pool di sostituti procuratori che coordinasse le indagini delle diverse Procure in quegli anni di violenza e odio cieco.

Le indagini di Alessandrini non erano indagini semplici. Dopo essersi occupato di quella che fu definita “la madre delle stragi”, ovvero il vigliacco attentato di Piazza Fontana a Milano, imbattendosi d’altra parte in imbarazzanti collusioni dei Servizi, indagò prima sulle vicende del Banco Ambrosiano poi sul terrorismo rosso.

Proprio nell’ambiente dell’eversione di sinistra montò l’idea di eliminarlo, perché scomodo, coraggio e soprattutto competente.

Il ritrovamento il 13 settembre del 1978 in un covo di Prima Linea di un dossier che lo riguardava fece scattare il campanello di allarme. “Alessandrini è in pericolo” si disse in quei mesi ma non gli assegnarono la scorta. Qualche mese dopo un commando capeggiato da Marco Donat Cattin e Sergio Segio interrompe il suo lavoro, e la sua vita, in una livida mattina dell’inverno milanese.{jcomments on}