Karol Józef Wojtyła un uomo Beato ma già Santo che utilizzò come arma la solidarietà

di Francesco Fulcoli

Che lo si voglia chiamare Karol Wojtyla o Papa Giovanni poco cambia, prima di sedersi sul trono di Pietro e anche poi, era ed è sempre stato un uomo. Proprio questa particolarità di “parroco del mondo” lo fece diventare una minaccia in quei luoghi dove l’uomo era solo uno schiavo della vita o del regime. La sua arma si è rivelata quella vincente. (Francesco Fulcoli)

ragazza_con_immagine_wojtyla Il Papa del popolo ha messo, nel suo lungo pontificato, numerosi record, ha viaggiato 250 volte, toccando 129 nazioni facendo visita a 259 diverse località italiane. Il Papa Globetrotter ha percorso 1 milione e centomila km che tradotto in termini più semplici è 9 volte il giro del mondo. Oltre 300 milioni di persone lo hanno visto dal vivo almeno una volta e diversi miliardi per televisione. Nei sui viaggi ha toccato tutti i paesi più repressi e poveri, paesi in cui la libertà dei loro popoli è stata, ed è tutt’ora in certi casi, schiacciata dai dittatori: le Filippine di Marcos, il Cile di Pinochet, la cuba di Fidel Castro… perché, come lui amava ripete “la missione della chiesa è quella di occuparsi dei poveri, dovunque essi siano”. Due viaggi tuttavia restano irrealizzati, in Russia e in Cina.

Il 2 giugno del 1979 Karol parte per il suo primo viaggio apostolico in Polonia, che dura otto giorni e che vide una folla straripante accogliere e seguire il loro Papa Slavo. Quel viaggio di fatto aprì la prima incrinatura nella cortina di ferro. Il regime comunista nulla poteva contro la fede di quella gente che applaudiva, senza più inibizione ne paura, in piazza della vittoria a Varsavia, un Papa che di fatto avrebbe cambiato la storia. L’anno seguente nacque “Solidarnosc”, il movimento sindacale guidato da Lech Walesa, un vecchio amico del Papa, con cui i polacchi si ribellarono allo Stato-Partito.

Il secondo viaggio nella sua terra risale invece al 1983, dove a Danzica celebra una messa davanti a tre milioni di persone e dove farà tuonare la celebra frase: “In nome del futuro dell’uomo e dell’umanità, questa parola deve risuonare chiara e alta: Solidarietà!”. “Solidarnosc” appunto, come si chiamava il movimento di Walesa. Poche ore dopo, da Mosca, una nota dell’agenzia di stampa definisce Wojtyla “Papa Sovversivo”.

In un rapporto a Jimmy Carter, la Cia riferisce che l’elezione a Papa di Karol Wojtyla avrebbe potuto segnare la fine dell’impero russo a partire dalla Polonia. Tanto che il successore di Carter, Ronald Reagan, disse: “Lui mobiliterà le coscienze dell’Europa dell’Est, mentre io ne mobiliterò le forze politiche”.

A questo punto Solidarnosc diventa presto il punto di riferimento per tutte le rivolte dell’Europa dell’Est. I partiti comunisti europei, come quello italiano, francese e spagnolo furono costretti a mettere in risalto la loro indipendenza da Mosca, mentre, dopo anni di silenzio, Washington ripristina i rapporti diplomatici con il Vaticano. Sempre un rapporto della Cia di quegli anni diceva: “Solidarnosc” protegge i dissidenti e i detenuti politici. E’ sostenuto dal Papa e, se mai l’Urss invadesse la Polonia, dovrebbe combattere contro gli operai e contro la Chiesa”.

Ogni giorno Wojtyla è stato bersaglio di subdoli attacchi. I paesi comunisti si unirono per dar vita ad un agenzia internazionale di informazione, con sede a Roma, che aveva un solo scopo: screditarlo mettendo in giro, continuamente, false notizie sul suo conto. Nel frattempo in Polonia, nel vano tentativo di fermare l’ascesa di “Solidarnosc”, il generale Jaruzelski proclamava la legge marziale.

Papa Karol non si lascia intimidire e usando le sue doti di diplomatico si confrontò con il generale al servizio di Mosca. E incredibilmente riesce a far breccia nelle sue convinzioni. A rivelarlo è stato lo stesso Jaruzelski, dicendo: “All’inizio c’era un muro di ghiaccio fra di noi. Io rappresentavo un paese e lui era critico di fronte all’ideologia marxista e al potere comunista instaurato in Polonia. Non ci comprendevamo! Poi però, grazie a due lunghi incontri, io capii che lui stava cercando di definire i confini della giustizia in ogni sistema e che perciò tentava di aprire un dialogo con me. Conservo un ricordo prezioso dei nostri colloqui e delle numerose lettere che ci siamo scambiati. Mi sono rimaste impresse la sua grande dignità e umiltà… A lui era difficile resistere”.

Per sostenere il Santo Padre si mosse anche la maggiore potenza del mondo, gli Stati Uniti, guidata da Ronald Reagan che esplicitamente disse: “Vedo nel papa polacco un segno della volontà del Signore di porre fine alle dittature comuniste”.

Di fondamentale importanza fu l’incontro tra Papa Karol e il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov il primo dicembre del 1989, a tre settimane dalla caduta del muro. Esso pose il sigillo all’anno che ha cambiato la storia del mondo: stringendo la mano al pontefice, il leader del Cremlino restituisce la libertà religiosa ai Paesi in cui vige l’ateismo di stato. Il potere comunista, è ormai al tramonto e non a caso, a Stoccolma, Lech Walesa riceve il Premio Nobel per la Pace. Quello stesso riconoscimento che scandalosamente, per non turbare l’equilibrio stabilitosi tra Est e Ovest, non verrà mai attribuito al papa Polacco.

Il Papa dei giovani negli anni ha sempre lottato per la libertà, la pace e la solidarietà riuscendo a cambiare le geopolitiche mondiali con la sola forza della fede. Ci ha lasciato un grosso insegnamento: “Non abbiate paura!”. Lo ripeté ben 400 volte, specialmente ai giovani, dal giorno della sua elezione fino all’ultimo discorso che pronunciò prima della sua morte, avvenuta il 2 aprile 2005.

Non Abbiate paura di amare, di professare una religione, di aiutare, di tendere la mano! Ha sempre predicato la fede Karol Wojtyla, mai sottolineando quale fosse quella giusta ma solo che dovesse essere piena d’amore verso il prossimo. In una delle sue lettere scrisse: "L'eterno entra nel tempo, il tutto in un frammento, Dio assume il volto dell'uomo"... ma ricordate "Nessuna forma storica della filosofia può legittimamente pretendere di abbracciare la totalità della verità, né di essere la spiegazione piena dell'essere umano, del mondo e del rapporto dell'uomo con Dio.