AON: 2 giugno? Festa della Repubblica, non delle Forze Armate. Sempre più svilito il servizio civile

di Anna Laudati

Massimo Paolicelli, presidente di AON, ha espresso forti perplessità sui connotati 'militaristi' assunti dalla Festa della Repubblica. Criticata, come sempre, anche la partecipazione alla parata dei volontari del Servizio Civile. (Daniele Santuliana)

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Come già negli anni scorsi, 2003, 2004, 2007, l'AON, Associazione Obiettori Nonviolenti, è tornata di recente ad esprimere una posizione piuttosto critica sul taglio militarista che le celebrazioni della Festa della Repubblica hanno assunto (leggi Esseciblog). Ad essere messa in discussione è anche la partecipazione alla parata dei volontari del Servizio Civile Nazionale. L'istituzione nata per difendere la Patria con mezzi nonviolenti, risulterebbe infatti svilita dallo sfilare attorniata da apparati bellici e uomini in armi. Abbiamo rivolto qualche domanda in proposito a Massimo Paolincelli, presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti.

Per quale motivo AON ritiene inopportuna la parata delle Forze Armate il 2 giugno?
A rispondere non è l’AON, ma la nostra Costituzione che al primo articolo recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Allora chiedo io cosa c’entrano le Forze Armate con la Festa della Repubblica? Forze Armate che oltretutto hanno la loro festa il 4 novembre! Perché non portare in piazza medici o insegnanti? Forse i lavoratori con le stellette sono più importanti dei camici bianchi o degli insegnanti? Altra questione è il concetto stesso di parata, sicuramente anacronistico, visto che la guerra fredda è finita e con essa la necessità di mostrare al mondo i propri muscoli. La nostra politica estera forse dovrebbe dire altre cose. Infine i costi. Noi abbiamo calcolato che ogni anno si spendono mediamente 10 milioni di euro, solo le impalcature costano 700.000 euro. Con quei soldi si potrebbe pagare l’indennità di disoccupazione a 3.200 precari. In un periodo di forte crisi economica sarebbe sicuramente il modo migliore di onorare l’articolo uno della nostra Costituzione.

A sfilare saranno però anche Croce Rossa, Protezione civile e Vigili del fuoco: questo non allevia il tono militarista della parata?
Sfilano in supporto alle Forze Armate, tanto che per alcuni giorni è sparito dalla scaletta il servizio civile, per poi rientrare dopo le proteste del sottosegretario Carlo Giovanardi. A parlare comunque sono i numeri: su circa 6.000 uomini e donne solo 6 sono i giovani in servizio civile a sfilare il 2 giugno. Fatte le dovute proporzioni se i militari oggi in Italia sono 180.000 ed i giovani in servizio civile sono 20.000 a sfilare ci dovrebbero essere almeno 600 giovani in servizio. Questo perché secondo la Corte Costituzionale il Servizio Civile concorre alla difesa della Patria esattamente come quello in armi. Però alla difesa in armi vanno ogni anno circa 24 miliardi di euro, mentre al servizio civile solo 110 milioni di euro. Fondi che, se pur marginali, sono stati anche tagliati dalle ultime finanziarie, portando la media dei giovani in servizio da 50.000 a 20.000. Oltretutto la prima cifra, facilmente raggiungibile con un adeguato finanziamento, porterebbe il rapporto militari-civili a meno di uno a quattro.

Che posizione dovrebbero assumere a suo parere i volontari del Servizio Civile: sfilare in quanto istituzione della Repubblica italiana o astenersi in quanto portatori di valori pacifici e nonviolenti? Non c'è il rischio che, senza i volontari, a sparire sia proprio uno dei pochi tratti "civili" della parata?
A queste condizioni non mi preoccupa affatto che sparisca la componente civile. Inoltre non seguirei la par condicio sul loro terreno. Se anche quest’anno però ci saranno dei giovani in servizio civile li inviterei innanzitutto a non salire su un mezzo militare e poi ad aprire in mezzo a loro la bandiera della pace. Poi comunque una riflessione complessiva va fatta. Perché mentre i nostri valori della pace e delle nonviolenza fanno difficoltà ad imporsi, dall’altra c’è un impressionante impennata di cultura militare. Ormai l’unica risposta alla controversie internazionali sono i bombardamenti. Le spese militari crescono, specialmente per inutili sistemi d’arma come il cacciabombardiere F35. Corsi di mini naja, mostre statiche delle Forze armate sempre più frequenti. O siamo capaci d’invertire la marcia oppure la risposta militare non sarà più l’estrema ratio, ma la normalità.