I giovani sono in via di estinzione: negli ultimi 10 anni l’Italia ne ha persi piu’ di 2 milioni

di Katia Tulipano

“I giovani sono in via di estinzione. Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010 abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni”. Lo ha detto il direttore del Censis, Giuseppe Roma, entrando all’audizione presso la Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera che ha esaminato il tema dell’accesso al mercato del lavoro. (Katia Tulipano)

lavoro “Sono una merce rara”, ha aggiunto, spiegando che i dati italiani sono i peggiori insieme a quelli tedeschi. Sono sempre meno e sempre più impigriti. I giovani italiani sono i primi in Europa per “inattività volontaria”, l’ultimo studio del Censis li descrive nell’11,2% dei casi “non interessati a lavorare o a studiare”. 
Nella classifica dei giovani Neet (dall’inglese Not in education, employment or training) il dato italiano è superiore di oltre tre volte alla media europea (3,4%) e molto peggiore di quello tedesco (3,6%), francese (3,5%) o inglese (1,7%). La Spagna è invece il paese con meno giovani «nullafacenti», sono appena lo 0,5%.

Non li aiuta a vincere l’apatia “la funzione di ammortizzatore sociale che le famiglie si sono ormai abituate a svolgere”, continua il direttore del Censis, e nemmeno le scarse possibilità di successo professionale legate all’istruzione superiore. “L'Italia ha un sistema formativo ritardato rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea - dice Giuseppe Roma - . Abbiamo il maggior numero di ragazzi di 15-24 anni impegnati nella formazione, il 60,4%, eppure pochissimi laureati”. Secondo gli ultimi dati Censis, infatti, ha una laurea solo il 3,1% dei 15-24enni (la media europea è del 7,8%) e il 20,7% dei 25-34enni (a fronte di una media europea del 33%).

Ad aggravare la situazione concorre il fatto che per i laureati, l’accesso al mercato del lavoro è ancora più difficile che per i diplomati, e solo il 67% trova un impiego a tre anni dal completamento degli studi, contro il 70% di chi ha un diploma e l’84% dei laureati degli altri paesi dell’Unione Europea. Inoltre, secondo una ricerca dell’Eurispes, la laurea è inutile per il 20% dei lavoratori, che sono impiegati in lavori sottoqualificati. Questo fenomeno “è in continua crescita e provoca mobilità sociale discendente e immobilità sociale”, secondo il presidente del centro di ricerca, Gian Maria Fara, ma è ancora più diffuso quello dei lavoratori con titoli di studio “incoerenti” con l’attività svolta, che caratterizza addirittura metà della popolazione. Con queste prospettive di carriera, non stupisce che il numero di laureati in Italia sia molto inferiore a quello dei vicini europei. Ha finito gli studi universitari, infatti, solo il 20,7% dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni, a fronte di una media europea del 33% e a tassi del 26,1% in Germania, del 39,2% in Spagna, del 40,7% nel Regno Unito e del 42,9% in Francia.

Di fronte a questo scenario, sono tre le proposte avanzate dal direttore del Censis per favorire la possibilità di impiego dei giovani. "Anticipare i tempi della formazione e metterla in fase con le opportunità di lavoro: la laurea breve dovrà sempre più costituire un obiettivo conclusivo nel ciclo di apprendimento". Inoltre "non solo lavoro dipendente, ma soprattutto iniziativa imprenditoriale, professionale e autonoma: bisogna detassare completamente per un triennio le imprese costituite da almeno un anno da parte di giovani con meno di 29 anni", ha proseguito Roma. "Infine accompagnare il ricambio generazionale in azienda. Si potrebbe introdurre un meccanismo per il quale l'azienda che assume due giovani con alti livelli di professionalità potrà essere aiutata a collocare un lavoratore a tempo indeterminato non più giovane, dopo opportuni corsi di formazione, in altre unità produttive, rimanendo il costo della formazione in capo ai soggetti pubblici".