Matrimoni. In ricchezza si ma in povertà no!

di Angelo Di Pietro

Calo del 6% per le celebrazioni italiane. Età da matrimonio aumentata: sposi solo dopo i 30. Colpa della crisi e del lavoro precario. In Europa la situazione non è migliore. (Angelo Di Pietro)

matrimonio_in_ape "In ricchezza e in povertà”. Mai affermazione fu più sbagliata. Secondo l'Istat, la crisi ha provocato una diminuzione dei matrimoni: meno 300mila celebrazioni nel biennio 2009-2010, un calo del 6% rispetto il biennio precedente. Il fenomeno ha interessato tutta la Penisola, dal Nord al Sud, con un picco del -9,4% nel Lazio, al secondo posto la Lombardia -8%, mentre regioni come Toscana, Piemonte e Campania si attestano intorno alla media nazionale.

Le motivazioni di quanto accade sono da ritrovare non solo nella sfavorevole congiuntura economica, ma anche nella formazione universitaria, sensibilmente prolungata rispetto al passato, e nel lavoro precario. Secondo gli studi, questo insieme di condizioni ha provocato un senso diffuso di disagio e insicurezza. Chi convola a nozze, dunque, preferisce farlo solo intorno i 35 anni. Rispetto ai valori registrati negli anni '70, l'età media degli sposi si è innalzata di sei anni, proprio a causa di questa maggiore difficoltà nel raggiungere una stabilità economico-famigliare.

D'altronde, se i matrimoni sono in calo, le convivenze e le unioni di fatto aumentano sensibilmente: nel 2007, superano il mezzo milione, mentre i bambini nati al di fuori del matrimonio sono più del 20% dei nati nel 2009. La situazione italiana è comunque in perfetta linea con ciò che avviene nel resto d’Europa. In Spagna si è registrato un decremento dell’11%, mentre la Gran Bretagna nel 2009 non ha raggiunto nemmeno le 230mila cerimonie.

(foto: vittorebuzzi.it)