Pablo Neruda morì assassinato

di Caterina Ferrara

 A dichiararlo è il suo autista personale. Riaperto dopo 38 anni il caso Neruda. A Santiago del Cile si indaga sulle morti sospette avvenute sotto la dittatura di Pinochet Caterina Ferrara)

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Era il poeta delle donne, della natura, del popolo. Era il cantore delle metafore perfette, spiazzanti nella loro perfezione. Un letterato, un politico, un collezionista, era mille uomini e visse mille vite, le “vite del poeta“ come lui stesso, Pablo Neruda, dichiarò nella sua autobiografia. 38 anni dopo la sua scomparsa, dovuta secondo la versione ufficiale al cancro alla prostata che lo stava divorando, la morte del premio Nobel diventa un caso.

Sembra quasi uno scherzo del destino l’uscita di quest’anno in libreria del volume “Il caso Neruda” di Roberto Ampuero, lo scrittore che nelle sue pagine riporta in vita il poeta rendendolo protagonista di un giallo. E proprio a un giallo corrisponde la sua dipartita come appare chiaro dalle dichiarazioni di Manuel Araya, autista di Neruda, che accusa gli agenti di Pinochet di avergli somministrato tramite iniezione una sostanza letale che ne avrebbe causato il decesso mentre era ricoverato in clinica.

La stessa clinica dove gli agenti di Pinochet sono già stati accusati di aver procurato la morte all'ex presidente del Cile Eduardo Frei, avvelenato nel 1981. Oggi la Corte di Appello di Santiago riapre il caso su richiesta del presidente del partito comunista, per fare luce su di una vicenda da troppi messa in discussione insieme a quella di Salvador Allende. Quest’ultimo, capo del governo cileno fino a una decina di giorni prima della morte di Neruda, fu destituito con un violento colpo di stato per opera dell’esercito, che dettò il trionfo della dittatura di Pinochet.

Di Allende si disse che fu suicidio ma oggi a indagare su queste morti dubbie e a rendere giustizia alle vittime della dittatura è un solo giudice Mario Carroza. L’operato politico di Neruda, ispirato da forti convinzioni comuniste prima e socialiste poi, merita insieme a tutta la sua produzione artista, che ha illuminato in questi decenni milioni di persone, la verità. Le parole di don Pablo trasudano giustizia e restano attuali nel tempo, afferrando un’eternità che evidentemente nemmeno la mano omicida dei militari è riuscita ad evitare.

Neruda fu intimo amico di Allende e suo sostenitore nella campagna elettorale per la presidenza dalla quale preferì sottrarsi nonostante fosse stato fatto anche il suo nome.

Frei, predecessore di Allende deluse molto il poeta che lo descrisse come un uomo ambiguo, ambizioso e freddo che dopo la vittoria del suo antagonista Allende, pur di ritornare al potere si alleò col nemico. Fu Frei, infatti, ad appoggiare il golpe militare, per poi tornare sui suoi passi perché insoddisfatto dalla politica di Pinochet. Un ripensamento che gli costò caro, visto il modo in cui agirono i militari che, come ha rivelato in seguito un ex-agente dei servizi segreti cileni, lo avvelenarono.

Ma Neruda prestava ascolto a tutti, anche ai suoi oppositori, poiché convinto nel dovere di un accordo fra “tutti gli uomini di buona volontà “ e nel rifiuto di un isolamento dei comunisti. Purtroppo le azioni di Frei gli offrirono presto un’altra convinzione quella che “Il fascismo non tollera accordi ma solo sottomissione”.

Ben diversa era l’opinione di Neruda nei confronti di Allende, di cui scrisse nelle sue ultime pagine parole come queste: “Era un dirigente collettivo, un uomo che, senza provenire dalle classi popolari, era un prodotto della lotta di quelle classi contro la stagnazione e la corruzione dei loro sfruttatori”. Tre figure, quelle di Neruda, Frei e Allende legati dal destino comune di una fine misteriosa.

Nelle mani di Neruda la poesia si fece strumento politico oltre che strumento di espressione artistica, un’opera d’arte scolpita nella semplicità e genuinità che ha dimostrato una volta di più nella storia il ruolo che la classe intellettuale di un paese può esercitare sulla società stessa del paese.

Quando un mito smette di vivere è da quell’istante che diventa mito ma Pablo Neruda era un mito in vita, e, costretto a subire perquisizioni continue ordinate dal generale golpista, sembra abbia detto ai militari: «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia».

Morì il 23 Settembre del 1973.