Taglio di stipendi, vitalizi e privilegi dei parlamentari: rimandato a data da destinarsi

di Pier Francesco Bello

Un'altra occasione mancata: la politica decide di rimandare di nuovo i sacrifici su se stessa. (Pier Francesco Bello)

parlamento Alla fine della settimana scorsa, in tempo di record, il Parlamento ha approvato la manovra finanziaria da 80 miliardi per il triennio 2011-2014 per il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014, il rilancio dell’economia e la messa al riparo dell’Italia dalla speculazione finanziaria che l’aveva aggredita negli ultimi giorni. Lunedì mattina, alla riapertura dei mercati,  si sperava in un segnale positivo degl’ indici di Borsa come favorevole accoglienza nei riguardi della manovra. Invece no!

La Borsa di Milano è stata la maglia nera in Europa perdendo il 3 %: un vero disastro, segno che l’Italia non è più ritenuta affidabile nel mercato europeo e pian piano sta rischiando di restarne emarginata.  Questa manovra, che chiede vistosi ed ulteriori sacrifici in materia di pensioni, tasse, assunzioni e stipendi alle classi medie ed operaie(pur essendo necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio) non tocca affatto i costi della politica, le consulenze, gli stipendi e le pensioni d’oro e tutti i privilegi di pochissime persone(auto blu, autisti, portaborse, pranzi, viaggi e servizi pagati pochissimo o totalmente rimborsati).

Il governo aveva promesso già tre anni fa l’abolizione delle province: e poi? Ha annunciato diverse volte il taglio di stipendi, vitalizi e privilegi dei parlamentari (dichiarando anche la ferma volontà di inserirli nell’ ultima manovra economica) ma nei fatti il tutto è stato rimandato a data da destinarsi, con la giustificazione che ‘non bisogna lasciarsi trascinare dall’ onda del risentimento popolare’.

Si è sprecata così un’altra ottima occasione per rimettere in cammino l’Italia. Infatti taglio ai costi della politica e ai privilegi vuol dire taglio alla spesa pubblica e di conseguenza, favorire il rientro del nostro gigantesco debito pubblico. Se ne parla da anni, ma non si giunge mai ad una conclusione! Una forte disuguaglianza sociale inevitabilmente frena la ripresa economica di un Paese come l’Italia che, stando a recenti statistiche, ha i tassi di crescita più bassi d’Europa e tra i più bassi nel mondo.

Proprio qualche giorno fa, il ministro Calderoli (fonte La Repubblica del 19 Luglio 2011) ha presentato l’ennesima bozza di riforma sui costi e numeri della politica: riduzione del numero dei parlamentari in numero totale di 500, 250 deputati e 250 senatori (a fronte degli attuali 945) pagati in base alla loro effettiva presenza in aula e altri provvedimenti di natura costituzionale.

Naufragherà anche stavolta? Staremo a vedere. Nel frattempo una cosa è certa: nessuno in questo momento può dormire sonni tranquilli, né tantomeno ritenersi immune da ogni rischio finanziario, in particolare se si pensa alle critiche situazioni economiche di Stati come Portogallo, Grecia e Irlanda o al pericolo, di proporzioni ben più vistose, evocato dal Presidente Obama di un fallimento tecnico degli Stati Uniti che causerebbe conseguenze incalcolabili. Su tutto ciò l’Italia non può certo fare nulla, se non guardare al proprio interno per mettersi il più possibile al riparo da situazioni che se trascurate potrebbero diventare irreversibili!