Il Senato stralcia dal decreto del Governo gli articoli che eliminavano la figura del cooperante all'estero

di Daniele Santuliana

Dopo le polemiche seguite al tentativo di eliminare dall'ordinamento italiano le figura del volontario impegnato nei Paesi in via di sviluppo, il Governo accantona il progetto. Restano i consistenti tagli ai finanziamenti. (Daniele Santuliana)

cooperazione2 Negli ultimi anni il Governo, dimostrando poca sensibilità per la cooperazione e il volontariato internazionale, ha abbattuto pesantemente l'accetta dei tagli sui finanziamenti relativi a questi capitoli di spesa.

«Tra il 2008 e il 2011 – ha dichiarato Sergio Marelli, coordinatore della Consulta Relazioni Internazionali del Forum, a Volontariato Oggi - i finanziamenti previsti per le iniziative di cooperazione allo sviluppo sono passati da 94 milioni di euro a poco più di 11. Un sacrificio assurdo e inutile, che fa risparmiare al paese solo pochi milioni di euro, attuato in un momento in cui già scarseggiano principi morali ed etici, cultura della responsabilità e senso di solidarietà con i più deboli».

Ma la sete di risparmio dell'Esecutivo in settori ritenuti “non strategici” è andata ben oltre. Il decreto legislativo 107/11 varato lo scorso 12 luglio dal Consiglio dei ministri per prorogare le missioni di pace all'estero, conteneva infatti delle norme che abolivano di fatto la figura del cooperante all'estero. I commi 14 e 15 dell'articolo 3 prevedevano l'abolizione degli articoli 32 e 34 della Legge 49/87 sulla cooperazione internazionale. I due commi regolavano l’invio di cooperanti italiani in progetti di sviluppo nei Sud del mondo. La loro cancellazione avrebbe comportato da una parte l'eliminazione dei benefici e delle garanzie di cui godono, colpendo, in particolare, le coperture previdenziali e assicurative.

«Questo provvedimento di modifica – dichiarava a Volontariato Oggi Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore – messo in atto all’insaputa degli organismi che avrebbero dovuto essere coinvolti, ha delle conseguenze che non possiamo accettare. Ancora una volta il Governo ha agito senza ascoltare la voce dei diretti interessati, con un’azione che rischia di mandare all’aria la lunghissima tradizione della cooperazione internazionale, e abbandonando a se stessa quella vastissima risorsa che lavora per il nostro Paese e per i Paesi in via di Sviluppo, che si chiama volontariato».

A rimediare al clamoroso errore di valutazione del Governo, sono state il 20 luglio scorso le Commissioni Affari Esteri e Difesa del Senato. Nel corso della seduta congiunta è infatti stato annunciato lo stralcio dei commi 14 e 15 dell'art. 3 dal Decreto Missioni.

Questo non è però bastato a tranquillizzare il mondo del terzo settore e del volontariato. Francesco Petrelli, presidente dell'associazione delle Ong italiane, auspica che venga mantenuta alta l'attenzione sull'argomento, affinché i prossimi passaggi parlamentari non portino con sé “nuove sorprese negative”. Maria Egizia Petroccione, coordinatrice del CINI (Coordinamento Italiano Network Internazionali), osserva invece che è stata "fermata un’iniziativa deleteria sia nel contenuto che nel metodo, con la quale si disarticolava la normativa sulla cooperazione allo sviluppo in maniera selettiva e unilaterale".

Il volontariato italiano attivo all'estero tira insomma un respiro di sollievo. Ma promette di non abbassare la guardia.