Legge Levi: sconti sui libri bye bye...

di Angelo Di Pietro

Appena entrata in vigore, porta con sé una scia di polemiche: la legge Levi impone un tetto del 15% agli sconti sui libri. Il tutto in difesa dei piccoli editori. Ma è davvero così? (Angelo Di Pietro)

sconto_libri È entrata in vigore il 1 Settembre la legge Levi, che prende il nome dal suo primo firmatario, il deputato PD Riccardo Franco Levi. La legge tenta una prima riforma del settore editoriale, prevede un tetto del 15% per gli sconti applicabili al prezzo dei libri, oltre ad un insieme di provvedimenti per regolamentare le campagne promozionali, come il divieto di proporre offerte durante il periodo natalizio e di cumulare gli sconti.

Lo scopo dichiarato è quello di proteggere gli editori medio-piccoli e le librerie di quartiere dal pericolo Amazon. Per chi non lo sapesse, Amazon è il più grande store per la vendita online di libri, che ha fondato il suo successo su cataloghi immensi, prezzi stracciati e consegna in 48h. Tutto sviluppato come una vera e propria community, con milioni di utenti e schiere di lettori appassionati.

La legge Levi altro non vuole che proteggere questi piccoli imprenditori dalla concorrenza del colosso multinazionale. Certo, è ovvio che la libreria dietro casa non può competere su questo fronte e forse il sacrificio dei consumatori, che da un giorno all’altro vedono scomparire sconti, promozioni e quant’altro, non è del tutto vano. Ma vediamo di scavare più a fondo.

In Italia, cinque grandi case si dividono il 60% del mercato editoriale: Mondadori, Rcs, GeMS (Bollati, Loganesi, Garzanti e altri), Giunti e Effe2005-Feltrinelli. La rimanente parte, se la spartiscono oltre 2500 editori indipendenti. Per quanto riguarda la distribuzione, invece, il gruppo GeMS è leader con una quota del 25%, seguito a ruota da Feltrinelli, presente su tutta Italia con ben 104 librerie. Ci si chiede allora se è davvero Amazon il vero nemico dei piccoli imprenditori e, soprattutto, se la norma è davvero stata ideata per tutelare i loro interessi e non quelli dei grandi gruppi che governano il settore. Ed è anche un caso che sia entrata in vigore all’inizio dell’anno scolastico?

In una delle nazioni europee con il più basso tasso di lettura, la legge Levi rischia di trasformarsi in un’ulteriore disincentivo all’utilizzo di libri e in un nuovo vincolo per lo sviluppo e la sopravvivenza delle biblioteche pubbliche, colpite anch’esse dai limiti imposti. Tra l’altro, Amazon sembra non aver nemmeno accusato il colpo, annunciando, per tutta risposta, di voler scendere in campo nel mercato dell’usato, non regolato da nessuna legge.

Anche se l’intento originario della norma è condivisibile, è certo comunque che l’intero settore dell’editoria andrebbe regolamentato. Ma i paletti proposti dalla legge Levi altro non fanno che fossilizzare lo status quo del mercato e disincentivare il suo sviluppo. E questa volta, il prezzo salato lo pagheranno i lettori.