Dalla Leopolda di Firenze Matteo Renzi sfida la politica. Astro nascente o boutade?

di Francesco Gentile

Per due giorni 6.500 persone convocate al Bing Bang di Renzi  si confrontano sperimentando nuove forme di discussione politica, suscitando contrastanti reazioni. (Francesco Enrico Gentile)

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Il ragazzo ha stoffa da vendere, dicono nei palazzi romani, a mezza bocca i tanti esponenti politici che per ragione di partito, e anche di poltrona, non potrebbero mai dichiararlo pubblicamente.

“È un berluschino di sinistra, tutto fumo e niente contenuti” dicono , a voce alta, quelli che probabilmente termini come wiki, rete, internet, twitter  immaginano  si riferiscano ad oscuri ministri sudanesi o a discreti tecnocrati russi.

“È il meglio che potesse capitarci, finalmente. Meno male che c’è lui, perché quegli altri sono vecchi e senza programmi” sostengo, di converso molti che si limitano a leggere tweet e status di face book per dichiarare esaurita la necessaria opera di approfondire slogan, programmi politici e proposte.

Tutte queste frasi hanno  in comune solo il destinatario: Matteo Renzi, Sindaco di Firenze, di fatto l’uomo del momento.

Per due giorni alla Stazione Leopolda di Firenze  Renzi ha convocato, almeno secondo gli organizzatori, circa 6.500 persone e le ha messe a discutere intorno ad una semplice domanda: “Cosa faresti tu se fossi il Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Per 5 minuti, rigidamente rispettati pena l’incorrere in un gong di “corradiana memoria”, dove per corradiana si intenda il  mitico Corrado che conduceva l’altrettanto mitica Corrida, ognuno ha potuto immaginare le sue proposte per l’Italia.

Dal precario al professionista, dal vincitore del Premio Strega Nesi all’ex-sindaco di Torino Sergio Chiamparino,  senza distinzioni di tempo o di visibilità , tutti hanno ottenuto il loro momento di gloria.

Con un sapiente connubio tra partecipazione 2.0 e sessantottino assemblearismo, Renzi ha di fatto monopolizzato la scena politica rovesciano il tavolo dei riti, troppo spesso ipocriti, della vecchia politica.

Evidentemente dinnanzi al programma politico scritto a mille mani , condiviso in rete e sulla rete costruito a colpi di tweet e post, le novecentesche forme di discussione politica rischiano di fare la fine dei telefoni in bachelite: stupendo pezzo vintage  ma praticamente in disuso.

La presenza di Matteo Renzi sulla scena politica italiana è chiaramente un fattore di novità. Lo dicono sia l’attenzione che sta suscitando in rete che le reazioni dei capi partito.

Da molti è ritenuto un fenomeno mediatico sic et simpliciter, da altri l’uomo che può risollevare l’opposizione e il Paese. Attorno a sé coagula il disprezzo di un peso massimo come l’ex  premier D’Alema e l’attenzione positiva di esponenti della maggioranza e del governo come il capogruppo alla Camera del PDL Cicchitto e il Ministro della Gioventù Meloni.

Ora Renzi ha su di sé la responsabilità di smentire i tanti che lo definiscono un buon comunicatore privo di sostanza sfatando il mito di un centro-sinistra che fagocita i suoi esponenti quando superano, o sfondano come in questo caso, lo steccato a cui sono destinati i “giovani di belle speranze”.

Basterà attendere per assistere o alla nascita di un nuovo leader oppure al veloce spegnersi di una fuggevole meteora.{jcomments on}