Cronache di un week end da stadio... mentre l’Italia è alle prese con una delle più gravi crisi finanziarie di sempre

di Andrea Pellegrino

Camminando per le strade di Roma, o anche solo guardando in tv i telegiornali, è sembrato di assistere ad un grande derby calcistico. Ma forse non tutti hanno chiara la posta in gioco. (Andrea Pellegrino)

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Le ore che hanno scandito un sabato pomeriggio ed una domenica infuocati, sono state contrassegnate da un turbinio di notizie che si susseguivano tra e sotto i “palazzi del potere”. Dopo l’approvazione della legge di stabilità, le dimissioni del Presidente del Consiglio che in molti si aspettavano hanno tardato ad arrivare. Tanto è bastato per radunare, sotto Palazzo Grazioli, un folto gruppo di contestatori che hanno presto cominciato ad inneggiare “Dimissioni subito” proprio sotto i balconi della residenza romana di Berlusconi. Passano i minuti e cominciano ad arrivare vari leader del Popolo della Libertà per un vertice con Berlusconi. Arriva Lupi, e sono fischi. Passa Cicchitto, altri fischi. Arriva Matteoli e sono fischi su fischi. Contemporaneamente, nella Piazza del Quirinale, si davano appuntamento in tanti, quasi per pressare Berlusconi a recarsi dal Capo dello Stato o forse soltanto per festeggiare quello che per molti rappresenta “la fine di un’epoca”.

Fermo Lorenzo, studente ventenne di medicina alla Cattolica, anche lui intento a festeggiare e gli chiedo cosa, precisamente, stia festeggiando: «Festeggio un momento storico – mi dice col sorriso sulle labbra mentre tiene in mano un cartello con su scritto “Italia libera” – dato che sta per chiudersi un quasi-ventennio!». Gli chiedo se è preoccupato per la crisi finanziaria e se immagina quali saranno i sacrifici che verranno chiesti da domani all’Italia, ma l’euforia è troppa e sembra quasi fuori luogo parlare di queste cose oggi. Nel frattempo arriva in auto Berlusconi per presentare le dimissioni a Napolitano. Quando i giornalisti assiepati fuori il Quirinale danno al notizia delle avvenute dimissioni, mentre Berlusconi esce dal retro del palazzo, non pochi aprono le bottiglie di spumante e cominciano a brindare. Una festa che si prolunga fino a tarda notte.

Ma torniamo per un attimo alle dimissioni di Berlusconi, che hanno catturato le dirette delle tv in tutto il mondo e impazzano sui siti delle varie testate. I media americani hanno seguito la crisi italiana con grande attenzione e con continui collegamenti con Roma. «Berlusconi si è dimesso» mentre il circuito televisivo dell'agenzia Bloomberg si collega immediatamente con Roma, dopo la trasmissione in diretta dell'intervento del presidente Barack Obama all'Apec, e trasmette immagini in diretta da davanti al Quirinale. «Silvio Berlusconi si dimette, finisce un'era politica di 17 anni» è la breaking news del New York Times sul proprio sito. «Silvio Berlusconi si è dimesso» scrive secco il Financial Times. «Il palazzo della Repubblica italiano comunica che Berlusconi si è dimesso» è il messaggio che l'Associated Press invia ai suoi utenti. «Berlusconi si è dimesso da premier» scrive il Washington Post. In Inghilterra graffiante il titolo dell'edizione online del Sun: «Bye Bye Bunga Bunga». «Ciao Silvio!», scrive il sito del Times, pubblicando una foto del Presidente del Consiglio dimissionario in auto mentre saluta con la mano, con un sorriso tirato. Il Guardian ricorda invece con 30 fotografie i momenti salienti della carriera politica e della vita privata di Berlusconi. Il Mail Online sottolinea le «urla di protesta contro Berlusconi» al suo arrivo al Quirinale e le sintetizza con il grido «We're free!» (Siamo liberi!), esclamato dai manifestanti.

In una domenica romana fredda ma dal cielo sereno, si avviano le consultazioni del Presidente della Repubblica che si svolgono a tempi di record, più veloci che mai nella storia italiana. Verso le quattro, mentre la delegazione del Partito Democratico è a colloquio con Napolitano, si radunano davanti al Quirinale i sostenitori di Berlusconi. Stavolta si manifesta per la ragione opposta. Sono esponenti del Pdl, ragazzi della Giovane Italia e semplici cittadini. Non hanno cartelli in mano ma bandiere dell’Italia che sventolano al grido di «Banche e baroni fuori dalle istituzioni». Chiedo a Matteo, che studia medicina alla Sapienza, cosa stia succedendo: «Sono passato per caso, ma credo sia un errore sospendere la democrazia per darla vinta a quelle banche che ci hanno portato a questo punto». Esce la delegazione PD, tra i fischi dei presenti, ed entra quella del PdL. I manifestanti si spostano a Palazzo Grazioli per sostenere il Presidente del Consiglio dimissionario mentre io mi trattengo un attimo nella piazza. Sento un agente di polizia che vigilava sulla manifestazione, a voce bassa pensando di non essere ascoltato: «sembra di essere di servizio allo stadio… e non è manco una bella partita». Ecco, in attesa che la partita finisca e le tifoserie decidano di abbassare cartelli e bandiere per rimboccarsi le maniche ed uscire dalla crisi, insieme come una comunità nazionale seria, non ci resta che rispolverare la celebre massima edoardiana: “adda passà ‘a nuttat”.