Napoli, il terzo settore per l’ennesima volta in piazza. “Non c’è più tempo” dicono le organizzazioni

di Ornella Esposito

Il Comitato il Welfare non è un lusso ha manifestato ieri, per l’ennesima volta, sotto la sede del Comune di Napoli. Intervista a Pasquale Calemme, portavoce del Comitato e referente regionale del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. (Ornella Esposito)

welfare_non_e_un_lusso_febbraio_2012_1 NAPOLI - Il mondo del no profit campano lo aveva promesso nell’ ultima protesta autunnale: «Saremo pronti a scendere nuovamente in piazza». Così è stato. Ieri il “Comitato il Welfare non è un lusso”, che raggruppa 150 organizzazioni no profit, insieme a Uneba, Federsolidarietà, Federazione Sam, Arci eventi, Arci Napoli, ha manifestato sotto il Palazzo S. Giacomo chiedendo un incontro con il Primo cittadino e gli assessori D’Angelo e Realfonzo, rispettivamente alle Politiche sociali e al Bilancio.

I motivi della protesta non sono affatto nuovi. Prima nel giugno e poi nell’ottobre scorsi, e ancora prima, il Comitato aveva alzato la voce contro il disastroso ed insostenibile ritardo nei pagamenti ed il mancato investimento nelle politiche sociali da parte delle istituzioni locali. Molte le promesse, ma oggi il terzo settore grida che “non c’è più tempo!”.

Ad aumentare la delusione e la rabbia degli operatori sociali, la possibile strumentalizzazione delle ultime vicende giudiziarie che coinvolgono nove dipendenti del settore Politiche sociali del Comune di Napoli ed il rappresentante legale della cooperativa sociale L’Orizzonte, ente gestore di comunità di accoglienza per minori. Com’è è noto, la magistratura sta indagando su scambi di denaro da parte del legale rappresentante della cooperativa in favore di alcuni dipendenti del comune per l’inserimento dei minori nelle proprie comunità, e sugli ingenti danni economici derivanti da fatturazioni gonfiate. Le indagini sono tuttora in corso.

welfare_non_e_un_lusso_febbraio_2012_2Dei motivi della protesta ne parliamo con Pasquale Calemme, portavoce del “Comitato Il Welfare non è un lusso” e referente regionale del CNCA.

Il Comitato si era dichiarato soddisfatto degli esiti degli incontri avuti con l’assessore D’Angelo nell’ultima protesta dello scorso ottobre. Cosa è cambiato, o meglio, cosa non è cambiato da allora?
Lo scorso 5 ottobre l'assessore D'Angelo e anche il Sindaco avevano accettato la richiesta del comitato e di altre organizzazioni sociali di predisporre un "piano di rientro del debito", e si erano impegnati a comunicarlo entro un mese.
In realtà, l'incontro su questo e altri temi c'è stato il 18 novembre con gli assessori D'Angelo e Realfonso insieme al capo di gabinetto del Sindaco. In quell'occasione ci fu assicurato che per la procedura di cessione del debito il Comune aveva già preso contatti con alcuni istituti bancari ed era in attesa di risposte. Si manifestava anche la disponibilità dell'amministrazione, qualora fosse necessario, di mettere in gioco il patrimonio immobiliare del Comune. Durante l'incontro furono anche garantiti il pagamento di un bimestre per le comunità residenziali e dei progetti finanziati da altre amministrazioni, le cui risorse erano state già incassate dal Comune. Il tutto entro la fine dell'anno.
Negli ultimi mesi abbiamo registrato alcuni segnali preoccupanti: la difficoltà della macchina comunale di mantenere gli impegni nei tempi previsti; la discussione a mezzo stampa, talvolta stridente, tra protagonisti della stessa Giunta circa l'opportunità di assicurare risorse adeguate alle politiche sociali nel bilancio di previsione; la mancanza di comunicazione circa gli esiti della trattativa con le banche; la difficoltà di essere ricevuti dal primo cittadino.
Questi, in sintesi, i motivi della protesta.

Che cosa vi è stato detto dal Sindaco De Magistris e dagli Assessori al ramo?
Sia il Sindaco che gli Assessori hanno assicurato ai rappresentanti delle organizzazioni sociali che stanno facendo tutto il possibile per dare una risposta concreta alle loro richieste. In particolare, hanno promesso che entro 40 giorni pagheranno circa 20 milioni di euro dei progetti cosiddetti “finanziati” da risorse nazionali o regionali, più un bimestre alle comunità per minori, mentre entro la prossima settimana si riunirà un tavolo tecnico tra le organizzazioni sociali e i due assessorati per monitorare l’andamento dei pagamenti, e ricevere aggiornamenti sulla possibilità di istruire una procedura per la cessione del debito.
Inoltre il Sindaco, che ieri ha incontrato i colleghi di tutt’Italia riuniti nell’Associazione nazionale dei comuni italiani, si è impegnato a chiedere al Governo, oltre che il ripristino del fondo nazionale per la non autosufficienza ed un incremento delle risorse nazionali per il welfare, l’uscita dal patto di stabilità per le spese relative ai servizi sociali.
Il Comune di Napoli ha anche chiesto ai ministri Barca e Profumo, incaricati dal Governo della ridistribuzione dei fondi europei, di destinare direttamente ai Comuni i fondi strutturali per ridurre le diseguaglianze nel Paese, e di utilizzarli in gran parte per le politiche sociali.
È stata, infine, accolta la richiesta delle organizzazioni sociali di sostenere la convocazione di una seduta del consiglio comunale monotematica sul welfare.

welfare_non_e_un_lusso_febbraio_2012_3Qual è la posizione del Comitato riguardo alle vicende giudiziarie che ultimamente hanno investito dipendenti pubblici ed una cooperativa sociale?
Il comitato Il Welfare non è un lusso esprime il suo apprezzamento per l’importante opera di trasparenza avviata con l’indagine sull’affidamento dei minori nelle case famiglia, ma esorta il Comune di Napoli a cogliere l’occasione per ridare centralità alle politiche sociali e a valorizzare il lavoro di migliaia di operatori sociali del terzo settore come del servizio pubblico.
Non vorremmo che ci fosse in atto, insieme all’inchiesta, anche un’operazione demagogica volta a squalificare il lavoro sociale. Dobbiamo guardarci dal rischio di generalizzazioni banali, quanto pericolose, che possono gettare discredito sulle cooperative sociali e le associazioni che svolgono il loro lavoro con assoluta onestà e grande spirito di servizio.

Molti servizi sociali e socio-sanitari, gestiti dal terzo settore, sono stati chiusi. Se le istituzioni non manterranno gli impegni presi, quale sarà il futuro dei cittadini e del non profit?
Il futuro incerto dei servizi sociali e sociosanitari è determinato, in primis, da un progressivo disinvestimento rispetto alle risorse e alla definizione dei diritti esigibili da parte delle politiche nazionali di questo e degli ultimi governi. La legge delega per la riforma fiscale e assistenziale sancisce ormai la scelta politica e programmatica di un welfare assolutamente residuale e caritatevole. In secondo luogo, in Campania l'ente regione, che detiene la potestà primaria in materia, dimostra assoluta disattenzione in quanto completamente assorbito dalle problematiche di stabilità economico-fianziarie e dal piano di rientro dallo sforamento della spesa sanitaria. In conclusione, nonostante i tagli e i mancati trasferimenti, il Comune di Napoli almeno a livello di intenti prova a mettere al centro il tema delle politiche sociali e del benessere dei cittadini, ma se dalle parole non si passerà ai fatti i cittadini saranno più soli e di certo la convivenza più povera e violenta.