Titolo di studio e valore legale. Il Miur propone un referendum, contrari gli studenti

di Ivana Vacca

Partita la consultazione referendaria on line sul valore legale del titolo di studio. I cittadini italiani sono inviati a esprimere, fino al prossimo 24 aprile, il proprio parere sul sito del Miur. Ma gli studenti universitari non ci stanno. (Ivana Vacca)

laureato Un dibattito controverso e insidioso quello che da anni si sta svolgendo in merito al valore legale della laurea. Un tema complesso che interessa gran parte degli italiani, soprattutto le giovani generazioni, per le implicazioni che un cambiamento dello stato attuale avrà sull’accesso alle professioni, sul pubblico impiego e sugli ordinamenti scolastici e universitari.

Il Consiglio dei Ministri del governo Monti ha disposto una consultazione pubblica sul tema del valore legale del titolo di studio, affidandone la gestione al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. C’è tempo fino al prossimo 24 aprile per esprimere le proprie preferenze rispondendo al questionario organizzato in quattro aree tematiche e 15 quesiti, direttamente sul sito del Miur.

Il Ministero rende noto che alla fine del processo di consultazione gli esiti registrati verranno pubblicati e costituiranno il presupposto per successive riflessioni e interventi sul tema. Ma Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari (Udu) taccia il referendum proposto come “fazioso e strumentale: più che una consultazione - dice - sembra un’arma di mistificazione di massa”. Il punto cruciale della contestazione è stato chiarito da Luca Spadon, portavoce nazionale di Link Coordinamento Universitario, il quale dichiara che: “la consultazione degli studenti non può ridursi a un plebiscito, finalizzato a legittimare una linea politica già stabilita a priori, per questo non è accettabile che il Ministero strumentalizzi l’esito di questa consultazione per procedere con l’abolizione del valore legale”.

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