Il manager insegna al detenuto come si affronta il mondo del lavoro

di Stefano Trani

Ecco un corso pensato per chi è detenuto nel carcere di San Vittore, a Milano. Un ciclo di lezioni organizzate da un imprenditore che si è messo a disposizione perché colpito dal suicidio di un ragazzo dietro le sbarre. Un tentativo di solidarietà concreta, volto a dare speranza e a far comprendere il valore rieducativo della pena. (Stefano Trani)

Articolo_-_25_marzo_2012 Un imprenditore italiano impegnato nel sociale, nulla di meglio di questi tempi. Proprio imprenditoria ed impegno sociale sono spesso agli antipodi, o magari altre volte costretti a far coppia per pure logiche di facciata o scorciatoie fiscali.

La problematica che ha affrontato Alessandro Proto riguarda tutti coloro che affrontano i colloqui di lavoro. La tensione la fa da padrona, il nervosismo ed il senso di inadeguatezza che precedono le ore dell’incontro minacciano la prestazione. Ma la preoccupazione può trasformarsi in patologica insicurezza e senso di angoscia per chi è appena uscito dal carcere ed ha bisogno di reinserirsi nel tessuto sociale. Ed allora perché non insegnare i “trucchi” per affrontare un colloquio di lavoro? Con un corso di formazione specifico si può superare l’ostacolo: si inizia dall’abc, una convincente stretta di mano al futuro capo. Sono molti i corsi di questo tipo, ma è la prima volta che lezioni del genere si svolgono in un penitenziario. Alessandro è un imprenditore che si è fatto avanti come insegnante ad un gruppo di detenuti. Ha contattato la direttrice della struttura di San Vittore ed è nato così un corso destinato a persone recluse tra i 18 e i 25 anni.

Ciò che ha fatto scattare l’idea è stata la notizia del suicidio di un ragazzo dietro le sbarre anche se Alessandro Proto da tempo aveva in mente di fare qualcosa di simile. “Ho pensato di lavorare sui giovani detenuti per dar loro strumenti per poter affrontare il mercato del lavoro, anche in un periodo di forte crisi come questo”, racconta l’imprenditore. “Abbiamo organizzato lezioni in cui si illustrano le tecniche di gestione dei colloqui finalizzati all’assunzione. Il corso tende ad insegnare un insieme di comportamenti, dal modo per glissare sulle proprie generalità, al comportamento da assumere nel caso di un eventuale rifiuto di assunzione - spiega Gloria Manzelli, direttrice del carcere Milanese - . Sono dieci incontri di due ore ciascuno, all’interno del reparto per i detenuti “giovani adulti”, rivolti a ragazzi appena maggiorenni. La speranza è che questo possa essere loro di aiuto per il dopo, per affrontare con un minimo di strumenti più efficaci il difficile mondo del lavoro”.

Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza ai giovani che hanno partecipato al training. “Questo ciclo di lezioni ha lo scopo di far maturare nelle persone un maggiore senso civico e la consapevolezza che il miglior prodotto da 'vendere' non sono altro che loro stessi. Tutto è scrupolosamente curato nei dettagli, si creano delle simulazioni per tenere alta l’attenzione: ogni detenuto viene trattato come se fosse un vero e proprio manager in formazione. Questo che li spinge a continuare a prendere sul serio il corso, se non altro perché 'evadono' per tre ore dal loro ambiente”, spiega Alessandro Proto. “Abbiamo scelto di investire su di loro perché crediamo nell’importanza del lavoro per il futuro di un giovane e di quanto possano essere demotivanti e devastanti alcuni rifiuti, specialmente a quell’età. A breve, inizieremo il corso anche presso la sezione femminile con lo stesso impianto organizzativo”, aggiunge la direttrice Manzelli.

Gli alunni, con alle spalle storie drammatiche, hanno seguito con attenzione le lezioni dell’imprenditore, sebbene con non poche difficoltà e perplessità. “Mantenere viva l’attenzione di persone che devono scontare ancora mesi o addirittura anni di detenzione su argomenti di questo genere non è impresa facile. Occorre superare alcune barriere per entrare davvero in sintonia. Ma, devo dire che ci stiamo riuscendo e mi sembra molto bene. Sono soddisfatto di come stanno andando le cose e la mia idea è quella di prendere persone per replicare questa iniziativa anche in altre carceri d’Italia”. Gli allievi di San Vittore sono stati dei pionieri, promette il lungimirante Proto.

Spesso un altro carcere ancor più duro si presenta per un ex detenuto dopo che lo stesso ha pagato il proprio debito con la collettività. Il principio rieducativo della giusta pena detentiva, presente nella Costituzione italiana, oltre a costituire un pilastro della cultura penalistica europea, presenta soprattutto dei vantaggi in termini di costi per la comunità intera.

Save the Children, in collaborazione con la Mondadori, ha elaborato manuali per insegnati, genitori ed Enti Locali contenenti linee guida sul tema appunto dell’educazione e nuovi media. L’approccio privilegiato, su cui tutti concordano, è quello integrato e multidisciplinare. Il contrasto agli abusi on line, è possibile soltanto lavorando in rete, non quella dei pedofili, ma quella delle istituzioni nazionali ed internazionali, delle forze di polizia, delle organizzazioni non governative e del privato sociale, dei cittadini. Una rete, questa, in grado di proteggere e curare.