Strage di Brindisi: la prima risposta dei napoletani. SCM in piazza a Napoli

di Francesco Cannone

Non è possibile morire per andare a scuola. A poche ore dall'atto barbaro di Brindisi,anche a Napoli la cittadinanza scende in piazza in nome della solidarietà E contro ogni tipo di attacco alla democrazia. ". (Francesco Cannone)

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NAPOLI- Piazza Municipio, ore 19.

 

Con le sue bandiere a mezz'asta, Palazzo San Giacomo osserva le prime reazioni dei napoletani all'orrore di Brindisi.

I manifestanti sono in buon numero, tanti ma non tantissimi, giovani e soprattutto meno giovani. L'identikit rivela che si tratta del ceto degli “impegnati”, più o meno noti. Ci sono gli impegnati nella rappresentanza studentesca a scuola e all'università;ci sono membri di varie associazioni, tra le quali l’Amesci; ci sono gli impegnati in politica nei partiti o nei sindacati; ci sono gli impegnati nel giornalismo, come ci sono anche gli impegnati in senso generale che nel loro vivere quotidiano partecipano attivamente alla vita della comunità in forme e modi diversi. Per chi è impegnato, insomma, si tratta, purtroppo, di volti già noti.

In piazza c'è anche il sindaco Luigi de Magistris, il quale, di fronte all'atto “barbaro” di Brindisi, evoca, a prescindere dal chiarimento circa la matrice che resta fondamentale e necessario, “una risposta fortissima di istituzioni e popolo” che sia “vigilanza della democrazia”, in un momento in cui Napoli e l' Italia devono restare uniti attorno alle vittime e alla città di Brindisi per dire no a ogni forma di strategia della tensione e fermare i fattori di destabilizzazione.

Pensa al terrorismo pure Padre Alex Zanotelli, che afferma l' importanza di esserci, affinché i cittadini lancino un chiaro messaggio: “non permettiamo mani su questo Paese, dobbiamo essere pronti a difendere la nostra democrazia da attacchi e derive d'ogni tipo”.

In un clima generale disteso, quasi “da chiacchiere”, lo striscione principale recita: “Qualsiasi cosa farete, non ci fermerete”; un altro, invece, firmato dal Laboratorio Occupato Zero81, denuncia che “La mafia è una montagna di merda, ed è un pezzo dello Stato di cose presenti”. Ma, seppure non manchi chi indossa simboliche T-shirt dell'associazione antimafia Libera, sono in pochi a pensare veramente che sia la mafia il mandante della strage brindisina. Ancora meno quelli che pensano a un coinvolgimento delle istituzioni statali e dei servizi segreti.

In minoranza anche chi crede che sia stato il semplice gesto d'un folle. La gente passa il tempo a discutere e congetturare. La maggior parte dei presenti crede in un gesto mirato che, per qualcuno, segnerebbe addirittura l'inizio di una nuova stagione di terrorismo, di una riproposizione, in modi e forme diverse, della strategia della tensione degli anni '70. Anarchici-insurrezionalisti, magari in stretto contatto con i gruppi greci?

L'ipotesi non pare accreditabile. Gli anarchici rivendicano le proprie azioni e colpiscono i simboli del potere, come il manager genovese dell'Ansaldo recentemente gambizzato; non avrebbero motivo d'attaccare e inimicarsi gli studenti, potenziali “discepoli” da indottrinare, non da uccidere.

Ultradestra? Qualcuno ne è apertamente convinto. In generale, infatti, si teme l'avvento di forze interessate a destabilizzare la già drammatica situazione italiana per poi poterla meglio cavalcare.

Ma, 007ismi a parte, per chi è in piazza, prima che conoscere la verità sull'accaduto, benché passaggio fondamentale per rendere giustizia alle vittime e riuscire a ricostruire il quadro politico-sociale della vicenda, nell'immediato conta soprattutto l'esserci hic et nunc, per dare forma alla propria voglia di non restare a latere ed esprimere una solidarietà attiva e umana, manifestando il proprio sdegno verso qualsiasi forma di violenza e di terrorismo, soprattutto se rivolta verso giovani e innocenti, verso una scuola, simbolo e baluardo della nostra democrazia, espressione diretta del nostro ordinamento costituzionale, forse sotto attacco.