40 anni della legge sull' obiezione di coscienza. Intervista a Roberto Minervino

di Francesco Gentile

In occasione dei 40 anni dalla promulgazione della legge n°772 del 15 Dicembre 1972 ServizioCivileMagazine ne discute con Roberto Minervino, storico esponente del mondo dell'obiezione. (Francesco Enrico Gentile)

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Il 15 dicembre del 1972 veniva promulgata la legge sull’'Obiezione di coscienza che ha aperto, in Italia, la strada al Servizio Civile come alternativa, non violenta e non armata, di difesa della Patria. Lei è stato obiettore. Ci spiega il senso della sua scelta?
La mia scelta coincide con un periodo complesso della storia italiana: i cosiddetti "anni di piombo".
La mia cultura di provenienza mi ha fatto frequentare da giovanissimo movimenti di estrema sinistra che facevano della violenza la "levatrice" della storia.
Una profonda riflessione sugli esiti drammatici di quella cultura (sia per i suoi attori principali, che per le loro vittime e per l'Italia tutta) mi ha portato a incontrare e fare mia la cultura della non violenza e dell'obiezione di coscienza.
Una scelta antimilitarista e filosofica che era contro tutti gli eserciti, anche quelli rivoluzionari...

Per molti l’'obiezione di coscienza è stata una scelta che ha inciso profondamente sui percorsi di vita. Ci racconta la sua esperienza?
La mia storia personale si intreccia profondamente con l'obiezione di coscienza e la cultura della nonviolenza.
Per i sei anni successivi a questa scelta ho lavorato in cooperative di solidarietà sociale (soprattutto di lavoro) che si ponevano l'obiettivo di "includere" attraverso il lavoro e la socialità disabili mentali e fisici, tossicodipendenti e detenuti (ex e non).
Per dodici anni la mia vita "lavorativa" è coincisa con l'impegno nella segreteria e nella sede nazionale della Lega Obiettori di Coscienza e, per 5 anni,  nel ruolo di coordinatore della Campagna di Obiezione fiscale alle spese militari: ci siamo battuti per l'approvazione della riforma della 772/72 giunta finalmente nel 1998 (la mitica Legge 230) e per il finanziamento delle missioni di pace e di intervento nonviolento all'estero in zone di conflitto degli obiettori di coscienza.
Dal 2001 ad oggi il mio lavoro è stato la progettazione, la gestione, l'organizzazione, la formazione e il monitoraggio nel nuovo Servizio Civile Nazionale: ho fatto parte della prima Consulta nazionale per il servizio civile istituita dalla Legge 230/98 e del primo Comitato per la ricerca e la sperimentazione di forme di difesa popolare e nonviolenta istituito presso la presidenza del consiglio dei ministri.
Difficile dire che la mia vita non è stata "influenzata" dall'obiezione di coscienza.

Dopo 40 anni qual è oggi il significato, secondo lei, dell’'obiezione di coscienza?
Oggi
il servizio militare obbligatorio non c'è più: l'obiezione di coscienza a quel servizio ci lascia due eredità importanti.
La prima è che oggi, grazie anche all'obiezione di coscienza, sappiamo che è possibile costruire un modello di difesa che vada oltre quello militare e che in qualche modo lo superi.
Se un Paese si difende anche con uno strumento "gentile" come il servizio civile, allora altri strumenti "gentili" e non violenti come  la cooperazione, la collaborazione tra popoli, la lotta per la democrazia e per i diritti civili e la lotta alla povertà possono farci fare grandi passi avanti verso la fine delle guerre e dei complessi militari ed economici che le sostengono.
La seconda è che se sono bastati i gesti disarmati e nonviolenti di pochi giovani uomini, coraggiosi e determinati,  quarant'anni fa per riformare profondamente il concetto di difesa del nostro Paese. Questo può insegnare oggi ai giovani che la disobbedienza civile, il coraggio di obiettare a leggi che si ritengono ingiuste, possono fare tantissimo per ricostruire un paese e una comunità migliore. Obiettare significa partecipare in prima persone alle lotte contro ciò che si ritiene ingiusto, farsi carico delle proprie responsabilità e affermare il proprio diritto a non essere d'accordo rifiutando contemporaneamente la violenza come mezzo di lotta politica.
E di questo oggi abbiamo più bisogno che mai.