Lecce. Nella punta delle dita molto jazz

di Anna Laudati

Raffaele Casarano, Paolo Fresu e il coraggio di investire nel Salento sui giovani talenti e su un festival di periferia (di Paola Pepe)

carla_bley_tif_big.jpgL’11 maggio, dopo un mese di tournee con la grande pianista statunitense Carla Bley, uno dei più conosciuti ed apprezzati nomi del jazz contemporaneo, fa tappa a Lecce. Paolo Fresu, classe '61 trombettista e compositore italiano. Dentro al suono della sua tromba, la linfa che ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo. Musicista, è vero, ma anche organizzatore artistico e produttore. Così Paolo Fresu diventa discografico investendo sui giovani talenti. Infatti pubblicherà Argento, il prossimo disco del sassofonista Raffaele Casarano, salentino doc di Sogliano Cavour e giovane direttore artistico del Locomotive Jazz Festival.

Ormai cittadino onorario di Sogliano, Fresu racconta dell’incontro casule con Casarano nella stazione di Saint-Lazare a Parigi, della voglia di ascoltare i suoi lavori e di collaborare al suo cd. “Oggi ci sono tanti giovani che lavorano bene, dice, ma in giro ce ne sono pochissimi in grado di esprimere una capacità progettuale in fase di esecuzione, per esempio nella costruzione di un assolo. Raffaele in questo senso, fa eccezione”. La V edizione della rassegna Locomotive, diretta dal sassofonista Raffaele Casarano è dedicata a Nicola Arigliano. Tra gli ospiti Chat noir, Paolo Damiani, Francesco Bearzatti, Gianluigi Trovesi, Vertere String Quarter, Daniele Di Bonaventura, Luca Aquino, Alessio Bertallot e molti altri musicisti salentini. Quest’anno il tema del festival è dedicato alla Moda del Jazz, per ripercorrere quel sottile filo rosso che da sempre lega la musica al look. Due mondi, la moda e il jazz, che appaiono lontani ma che a volte sono addirittura speculari. Il Locomotive Jazz Festival si apre a una nuova forma d’arte coinvolgendo artisti salentini e nomi noti del jazz internazionale e della moda. E Argento, la cui uscita è prevista per fine giugno, conclude la trilogia del progetto Locomotive dopo Legend, disco acustico dell’esordio e Replay, a cui aveva partecipato lo stesso Fresu. 

“Il jazz è una musica che si sposa con le realtà locali, sottolinea ancora Fresu, anche per  scoprire luoghi, usanze, gusti e profumi. Quando abbiamo iniziato a Berchidda noi ci siamo posti il problema di non fare un festival come tanti altri. Volevamo fare qualcosa di diverso che non si potesse trovare altrove. E da oltre venti anni ci siamo riusciti e il fatto che oggi Berchidda possa seminare in altri luoghi, come a Sogliano, è il più bel segno. Il Locomotive deve tutto alla capacità creativa e organizzativa, ma anche all’umanità che si respira. Il  Festival deve essere vissuto come una festa. Per fare un festival non basta mettere tre concerti  insieme, ma bisogna mettere in piedi qualcosa attraverso la quale si tessono progetti, si alimentano incontri, grazie alla quale la gente possa scoprire lingue nuove. Solo così la musica diventa il vero linguaggio universale. Fare un festival di jazz in un piccolo paese, consente anche di riflettere sul concetto di dinamica culturale nuova. Una volta si facevano i festival e i grandi eventi solo nei grandi centri, spesso oggi si tengono nelle periferie e diventano luoghi  dove un concerto diventa molto più bello che altrove. Dalle nostre parti si dice: Di rovi da togliere ce ne sono sempre molti ma con il lavoro si può fare. La periferia non si accontenta di “comprare” i concerti ma costruisce qualcosa che poi si esporta. Secondo me, conclude Fresu, ci sono meno soldi per la cultura ma sempre più gente ha voglia di condividere. La gente non compra i dischi ma va ai concerti. Le manifestazioni come quelle che si tengono a Berchidda e Sogliano sono la dimostrazione che c’è un potenziale enorme”. 

Due ore di concerto in cui la fusione delle note jazz e gli umori della terra natia non convivono con accostamenti forzati ma si incontrano in un progetto musicale fluido e potente. La tromba di Paolo Fresu e il sax di Raffaele Casarano diventano atmosfere suggestive e profonde dentro cui affonda le radici la cultura popolare grazie anche alle voci di Dario Muci e Maria Mazzotta. In scena uno strepitoso Fabrizio Saccomanno annulla la distanza fra testo e musica: il teatro diventa magia, racconto di volti e luoghi della propria terra. Il concerto non è un semplice incontro con grandi artisti della musica, ma molto di più.