Teatro. Scompare lentamente l'ETI, Ente Teatrale Italiano

di Anna Laudati

Finita un'era nel panorama teatrale italiano stenta a nascerne un'altra. Ancora nessuna nuova ipotesi di legge organica per lo spettacolo dal vivo. (Paola Pepe)

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Esce di scena sicuramente senza il meritato clamore che si deve ad un vecchio artista, l’Ente Teatrale Italiano, l’unico ente pubblico in Italia per la promozione della cultura e dello spettacolo dal vivo soppresso dal decreto legge 31 maggio 2010, n. 78; cancellato dal governo come un segno nero che sporca una pagina in nome di una fantomatica quadratura di bilancio. Un bilancio sano e in pareggio, pare emergere dalla relazione del magistrato della Corte dei Conti annualmente consegnata in Parlamento, senza rilievi di alcun tipo sulla gestione e sulla trasparenza dell’Ente. Tantissimi i messaggi di solidarietà giunti all’Ente. La petizione online ha superato le 9.000 firme e il gruppo facebook Sosteniamo l'ente teatrale italiano, sosteniamo la cultura, ha quasi raggiunto i 11.000 iscritti.

Costituito nel 1942, in pieno periodo di guerra, l'Ente Teatrale Italiano per la cultura popolare, nasce con l’obiettivo di promuovere l'incremento delle attività teatrali e di pubblico spettacolo nel quadro delle direttive fissate dall’allora Ministero della Cultura Popolare. Nel dopoguerra l'ETI, arriva a gestire 180 sale e contribuisce a ricostruire il tessuto teatrale del Paese con l’intervento di Enti Locali e privati e acquisisce la proprietà di alcuni importanti teatri come il Valle a Roma e la Pergola a Firenze, gestisce direttamente spazi come il San Ferdinando di Napoli, il Duse di Bologna, il Quirino di Roma e il Piccinni di Bari. Durante gli anni settanta l’Italia assiste alla trasformazione del sistema teatrale: i circuiti finanziati dall'ETI creano un autonomo sistema distributivo decentrato con l’intervento delle regioni, le cooperative teatrali producono spettacoli in grado di girare tutta la penisola, il teatro di ricerca e di sperimentazione si afferma rompendo gli schemi artistici e produttivi, il teatro per ragazzi muove i primi passi.

L'Ente assicura in quegli anni un crescente impegno sul piano distributivo, sviluppa la sua attività di coordinamento per la circolazione delle compagnie a livello nazionale, di promozione, programmazione, gestione, distribuzione e scambio con l'estero e s‘impegna nella raccolta, nella diffusione e nella documentazione delle attività teatrali. Accanto all'attività distributiva, l’Eti comincia ad occuparsi, pian piano di aspetti promozionali e scambi con l'estero. Dopo il commissariamento, continua a svolgere un ruolo centrale nel sistema teatrale italiano, divenendone punto di riferimento attraverso il riequilibrio territoriale, la promozione del teatro contemporaneo, l'attenzione alle nuove generazioni di artisti e di pubblico, la formazione, gli scambi internazionali, l'attuazione di programmi comunitari e di progetti governativi in Italia e all'Estero e ancora attraverso servizi di informazione rivolti al mondo del teatro e l'applicazione delle nuove tecnologie.

E’ facile comprendere, dunque, come resti un vuoto incolmabile per tutti gli artisti e i professionisti del teatro e della danza, vuoto che dovrebbe essere colmato dall’intervento del Ministero per i Beni e le attività Culturali. Senza considerare che in realtà, al momento all’Eti si chiude solo un consiglio di amministrazione e si elimina una carica di presidente. Ma la struttura resta in piedi, con tutti i costi dovuti. In quest’ottica e soprattutto in virtù del continuo taglio al Fondo Unico per lo Spettacolo, decurtato annualmente di circa il 25%, viene da chiedersi se è davvero questo il modo giusto per fare economia.