'A67, il cambiamento che passa attraverso la musica!

di Giuseppina Ascione

Daniele Sanzone, Andrea Verdicchio, Enzo Cangiano, Luciano Esposito e Gianluca Ciccarelli sono gli 'A67, tra successi e speranze per il futuro, il gruppo originario di Scampia si racconta in un'intervista a ServizioCivileMagazine. (Giuseppina Ascione)

A67

Scampia, quartiere tristemente noto per essere il 'supermarket della droga' più grande d'Europa, in questi anni ha dimostrato di essere anche fucina di sogni e speranze per decine di giovani che ogni giorno cercano di cambiare la propria vita e non piegarsi al giogo della camorra. Qui nascono gli 'A67, gruppo crossover-rock che si pone come risposta ad una condizione sociale difficile, testimoni delle pulsioni, degli eventi e dei disagi che caratterizzano Scampia. Il nome del gruppo si ispira all'altro nome del quartiere, 'A sissantasett’, dalla legge "167" per l'edilizia popolare, che ha consentito l'edificazione dell'allucinante agglomerato della periferia più tristemente conosciuta d’Italia.

Il vostro lavoro più noto resta senza dubbio ''A camorra song io'', cosa vuol dire? Ritenete che la 'cultura' camorrista sia ormai parte del tessuto sociale partenopeo e più in generale campano?
Ciò che ci spinse a scrivere un brano dal titolo ’A camorra song’ io, fu l’aver metabolizzato che la camorra a Napoli, così come in definitiva le mafie nel meridione, sono la stessa aria che respiriamo e che lentamente modifica i nostri pensieri, le rinunce e i compromessi cui "normalmente" cediamo in una realtà che di normale non ha più nulla. La camorra è anche una forma mentis profondamente radicata nella società napoletana, un modo di porsi rispetto al mondo e agli altri, prim’ancora che un "sistema economico e criminale" in un Sud che purtroppo vive ancora in una profonda ed irrisolta questione meridionale.

Recentemente avete ri-arrangiato il celebre brano di Giorgio Gaber ''Io non mi sento italiano”, e sembra essere realmente la riflessione sui giorni che stiamo vivendo, invece, è stato scritto circa 10 anni fa. Come mai avete sentito questa necessità? Qual è il messaggio che volete dare?
Basta guardarsi un po’ intorno per capire quanto sia maledettamente attuale il manifesto con il quale il grande signor G. ci lasciò. Il brano è nato a sostegno dell’ associazione “LIBERA. Nomi e numeri contro le mafie”. Tutti i proventi ricavati dalla vendita del singolo sono stati devoluti al progetto "Libera Terra" che opera per ridare alla collettività i beni confiscati alla criminalità.

In questo periodo state promuovendo il vostro ultimo lavoro, Scampia Trip, realizzato in collaborazione con Associazione (R)Esistenza e il CSV-Napoli, di cosa si tratta?
Si tratta di un progetto che attraverso tre linguaggi: musica, letteratura, cinema cerca di raccontare Scampia e la sua voglia di vivere e resistere. ScampiaTrip è un viaggio collettivo, fatto assieme da scrittori, operatori sociali, associazioni, musicisti e filmaker, uniti dallo stesso desiderio: fuggire dalla retorica con cui i media tradizionali hanno da sempre raccontato questo luogo. Una antologia di racconti e testimonianze per dar voce alla complessità di una delle periferie più conosciute d’Italia e far emergere la rete di associazioni e gruppi che ogni giorno lavorano per migliorare le condizioni di questo quartiere. Siamo stati spinti da una piccola presunzione e cioè quella di poter raccontare il globale attraverso il locale, convinti che le periferie si somiglino sempre più sia per condizioni che per condizionamenti abbiamo pensato che le storie e i vissuti di Scampia potrebbero essere stati quelli di qualsiasi periferia italiana. Ultimamente c’è molta attenzione sul tema della camorra anche al Nord grazie ai continui arresti effettuati a Milano ecc. Si sta finalmente prendendo coscienza del fatto che non si tratta di un fenomeno relegato al sud Italia ma che invece allarga i suoi tentacoli ovunque ci sia odore di Business.

La musica può rappresentare un reale momento di riflessione e risveglio delle coscienze che porti tutti all'impegno per arginare la criminalità organizzata?
Sicuramente la musica rappresenta un potente strumento di comunicazione e in questo senso può aiutare a sensibilizzare le nuove generazioni, i soggetti più a rischio alla fascinazione de “’o sistem”, su di un tema così importante.

Se doveste suggerire ai giovani un modo in cui ognuno può mettersi in gioco e fare del suo meglio, ogni giorno, per contrastare le mafie, cosa gli direste?
Semplicemente di agire sempre secondo coscienza e avere bene in mente che la camorra non è un qualche cosa al di fuori di noi, ma una cosa che ci appartiene e di cui nessuno può sentirsi escluso. Ognuno dovrebbe fare la sua parte, sempre, al di là del lavoro che svolge.

Per seguire gli 'A67 è possibile visitare il sito internet www.a67.it, la pagina Myspace www.myspace.com/sessantasette e su Facebook attraverso il link www.facebook.com/pages/A67/140577752627041

(foto: Angelo Della Mura per gli 'A67)