Bagnoli. Futuro Remoto: i Mammut tornano a casa

di Monica Scotti

Si è chiusa la mostra “I Mammut provenienti dalla Russia” ospitata a Napoli presso il complesso di Città della Scienza ed è tempo di bilanci per gli appassionati dell’appuntamento tardo autunnale con le istallazioni di Futuro Remoto. (Monica Scotti)

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“Mamma che cos’è quello? Ho paura, usciamo”, “Non avere paura tesoro, è solo un Mammut”, “Sei sicura? Secondo me è un elefante!”. Non può non strappare un sorriso l’ingenuità con cui i più piccoli sanno accostarsi a ciò che invece è scontato agli occhi dei “grandi”. Molte delle istallazioni presenti fino a pochi giorni fa nel polo delle scienze di Bagnoli sembrano pensate proprio per stupire i visitatori più giovani, invitandoli a usare la fantasia per riempire i vuoti che la ricerca ancora non può colmare. Si comincia proprio con gli scheletri originali di questi animali preistorici vissuti in un habitat gelido che ha contribuito a preservarne le tracce, permettendo ai resti racchiusi nel ghiaccio di sfidare i secoli e in alcuni casi, col rinvenimento di materiale organico, di regalare agli scienziati l’illusione di poter fare nella realtà quello che fino a oggi è stato possibile fare solo al cinema: ridare la vita a queste creature estintesi poco dopo l’avvento dell’essere umano sulla terra. Non si fa in tempo a riprendersi dallo spettacolo di scheletri enormi e ossa di cuccioli, non solo di Mammut, ma anche di qualche bufalo preistorico e di antenati della iena, dell’orso, della marmotta, che nella sala accanto riproduzioni fedelissime di quegli stessi esseri fanno capolino per regalare a chi guarda l’emozione di un faccia a faccia con un corpo che sembra “vero”, curato fin nei minimi dettagli.

mammut2La mostra comunque non guarda solo al passato, sembra anzi volersi calare nel presente difficile di un mondo in affanno a causa dell’esaurirsi delle sue fonti tradizionali dei energia, per poi guardare con ottimismo a un futuro in cui si sia pienamente consapevoli dell’impatto che le attività dell’uomo hanno sull’ambiente e si conoscano a fondo le potenzialità della tecnologia, sempre più presente nella nostra quotidianità. La capacità che ha l’essere umano di modificare l’ambiente, compresi i cicli naturali e la composizione stessa degli ecosistemi, non ha equivalenti sulla Terra. Gli strumenti che utilizza, dunque, hanno un potenziale di distruzione, ma rappresentano anche una speranza di cambiamento e sono il punto da cui partire per immaginare scenari futuri.

Insomma, malgrado non sia un periodo felice per la cultura nel nostro paese, l’affluenza all’esposizione sembra essere stata buona, ancora una volta, soprattutto i giovani hanno dimostrato di saperla apprezzare, riconfermando le potenzialità di una struttura che, se solo godesse di maggiori e più oculate attenzioni da parte delle istituzioni, potrebbe risplendere ancor di più.

(foto: M.Scotti e T.Ardore)