Gli Aquilani rifiutano le passerelle politiche perché DOMANI E’ GIA’ QUI”

di Anna Laudati

La realtà in numeri: Al primo marzo 2011 nel Comune dell’Aquila e nei comuni limitrofi sono 23.061 le persone alloggiate a carico dello Stato e 14.174 quelle con contributo. Il totale delle persone assistite in strutture ricettive e strutture di permanenza temporanea è di 1.604. (Gerarda Pinto)

fiaccolata_Aquila Sono passati due anni dal sisma che ha coinvolto L’Aquila e i centri limitrofi. Il presidente della Repubblica oggi sarà nel capoluogo abruzzese, in seguito all’invito rivolto dal sindaco Massimo Cialente, portavoce di larga parte della popolazione. In rappresentanza delle istituzioni nazionali, infatti, i familiari delle vittime hanno espressamente richiesto, in occasione dell’anniversario, che ci fosse il solo Presidente della Repubblica e che fossero bandite passerelle politiche. Napolitano assisterà, quindi, alla santa messa in suffragio che l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, celebrerà alla basilica di Santa Maria di Collemaggio.

Al primo marzo 2011 nel Comune dell’Aquila e nei comuni limitrofi sono 23.061 le persone alloggiate a carico dello Stato e 14.174 quelle con contributo. Il totale delle persone assistite in strutture ricettive e strutture di permanenza temporanea è di 1.604. Per mesi le persone “terremotate” sono rimaste spaesate e totalmente escluse dalle scelte politiche che decidevano il loro futuro. Sono passate dalla rassegnazione alla rivolta, attraversando mille trasformazioni. Intrecciando voci, e risate di “sciacalli”: imprenditori che hanno con le loro parole scatenato la protesta popolare delle carriole, quando ormai il terremoto non faceva più “notizia”. “Riprendiamoci la città!” hanno gridato gli abitanti dell’Aquila, dimostrando la volontà di non rassegnarsi al silenzio, anche se costretti a vivere nelle periferie di una città fantasma. I Vigili del Fuoco hanno denunciato che tutte le risorse vanno in mano alla protezione civile che ha gestito l’emergenza, com’è costume fare in Italia, con poca trasparenza e grande spreco di risorse.

Il terremoto ha svegliato i cittadini del L’Aquila e comuni limitrofi la notte del 6 aprile 2009 alle ore 3.32. In poche ore una grande mobilitazione ha coinvolto i mass media, i volontari hanno offerto il loro aiuto alle popolazioni, e i campi da rugby e da calcio sono diventati il luogo per accogliere gli sfollati. “Piazza D’Armi”nel cuore del L’Aquila era uno dei campi più grandi, tende blu capienti con 8 posti letto, mense, cucine mobili delle varie associazioni di volontariato, docce e bagni comuni.

Un cimitero “popolato”da molti morti in più dopo quel giorno, straordinariamente in vista grazie alla massa di composizioni floreali depositate lungo i cancelli; le recinzioni dei campi che accoglievano le famiglie, bambini che si lavavano i denti vicino le fontanelle, il fango che regnava ovunque, la fila per la mensa, l’impossibilità di prepararsi un pasto caldo, la disperazione di aver perso tutto. Di là dai campi la città deserta, sgretolata, ammucchiata in piccole montagne di detriti che conservavano foto, peluche, maglie, libri e la vita di chi ne è rimasto schiacciato.

E poi la voglia di ritornare alle proprie abitudini, come lavarsi la faccia la mattina in un bagno proprio, tornare dal lavoro e trovare una casa, ricostruire. La fiducia in mille promesse non mantenute, la speranza tradita e illusa dai riflettori puntati solo nel momento in cui era più facile prendersi cura dell’emergenza. Ora nessuno parla degli aquilani, dei terremotati d’Abruzzo; il sindaco stesso il 7 marzo 2011, in seguito a problematiche interne alla sua maggioranza oltre che alle difficoltà riscontrate nell’operato post-terremoto e nella reperibilità dei finanziamenti per la ricostruzione, ha annunciato in consiglio comunale le sue dimissioni da sindaco, successivamente ritirate in virtù della promessa da parte del Governo di aiuti economici per il bilancio comunale.

Nessuno ci pensa più, perché tutti gli italiani ricordano e hanno ben in mente l’immagine dell’aquilano che ha ricevuto la casa “nuova” costruita in tempi record. Interviste, foto, servizi documentano il terremotato fiducioso e felice di ricevere le chiavi dal Presidente del Consiglio. L’opinione pubblica ha creduto nel miracolo organizzativo post-sisma, gli abruzzesi invece lo aspettano ancora.

Non vogliono sfilate perché aspettano che i progetti che hanno riempito le bocche dei politici si realizzino. Il sisma per loro è stato un dramma, una perdita, una nuova partenza per qualche politico si è trasformato in un teatro dove realizzare il miracolo e metterlo sotto l’occhio vigile della telecamera!

(foto: kataweb.it)