Nanni Moretti in “Habemus Papam”: La crisi d’identita’ di un uomo

di Gianluca Salluzzo

Non è un film che critica la chiesa, ma una commedia divertente. Il perno centrale della pellicola è la crisi d’identità di una persona che vive un momento di fragilità e l’idea che il regista sviluppa è quella del dubbio e dell’incertezza. Il Papa in questo caso rappresenta l’uomo maturo in preda ad una crisi d’identità e di conforto. Ce la farà quest’uomo a reagire e a portare il peso delle sue responsabilità? (Gianluca Salluzzo)

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Nanni Moretti riscrive la storia dell’ultimo conclave. Riavvolge il nastro. Ritorna all’8aprile 2005. Funerali di Giovanni Paolo II. Mareggiata di fedeli che inonda, emotivamente mutilati e lacerati dalla perdita della somma guida spirituale, il Vaticano pronto ad accoglierla nelle sue consolanti e amorevoli braccia. Il regista presenta una coda di cardinali in fila per due, come ci allineava la maestra quando uscivamo dalla scuola, mentre si apprestano a chiudersi in conclave per designare il nuovo Papa. Con sobrietà e delicatezza ci fa sbirciare nel momento più intimo della chiesa: l’elezione del Santo Padre; descrivendo e rappresentando il tutto con umanità. Il Papa viene eletto, vestito e guarnito ma non fanno in tempo a presentarlo ai fedeli che stappa via.

Attanagliato da dubbi e paure. Moretti mette in scena se stesso recitando il ruolo di uno psicanalista che deve sostenere il Santo Padre a superare la paralisi psicologica. Si è visto un segno egomaniacale e un tasto eccessivo di presunzione e arroganza poiché nel vestire questi panni egli si è sostituito a colui che unicamente può guidare e consigliare il Papa: Dio. La censura dell’aspetto spirituale e le omissioni di carattere soprannaturale sono alcune delle polemiche mosse da qualche vaticanista. Ma “Habemus Papam”non è un film che critica la chiesa. E’ una commedia divertente con dialoghi memorabili che mescola dolore ed emozioni forti, comicità e serenità, amalgamata con controllo e maturità, grazie anche a una ritrovata vena sarcastica del Nanni Moretti di “Ecce Bombo”.

Il perno centrale della pellicola non è l’istituzione chiesa, ma la crisi d’identità di una persona che vive un momento di fragilità e l’idea che il regista sviluppa è quella del dubbio e dell’incertezza. Tratteggiando la figura di un uomo e non solo quella di un papa, che si mette in discussione, che vaga per le strade di Roma, mentre cerca di scavarsi dentro, ripercorrendo la sua vita interiore. La cornice della chiesa è utilizzata come mero espediente espressivo per comunicare se stesso e delineare un personaggio che parla delle sue angosce, delle sue illusioni e disillusioni. In ciò la recitazione di Michel Piccoli è decisiva poiché trasmette con la sua mimica e con uno spettro recitativo amplissimo uno stato di profonda sofferenza, disorientamento, panico e rimpianto straordinario. Interpreta un uomo spaventato dalla pesantezza del ruolo che dovrà ricoprire e dal potere che ne scaturisce e perciò prova una profonda inadeguatezza.

Vediamo il pontefice confessarsi da Margherita Buy, la moglie di Nanni Moretti nella finzione cinematografica, andare in giro tra negozi, bar e salire su un autobus fino a incontrare una troupe teatrale in albergo. Svegliato in piena notte da un attore in crisi compulsiva-depressiva mentre recita “Il Gabbiano”di Cechov riapre a fa risalire a galla la vera passione di quest’uomo: la recitazione. Il sogno di una vita. Moretti, dirigendo il gruppo di cardinali e decani nei loro abiti felliniani porpora e vinaccia, racconta con dolcezza la malinconia di un aspetto perduto nell’età della maturità della vita: giocare!

Senza responsabilità e con spensieratezza i prelati preparano una partita di pallavolo, emblema rappresentativo del film posto come contraltare dell’impegno per far sentire la leggerezza del vivere senza timori e pressioni come quando si è bambini. Un’età in cui si vieni guidati mano nella mano, in periodo della vita che il personaggio di Michel Piccoli sa di non poter provare più. Una condizione che accomuna e unisce tutta l’umanità.

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