Donare o non donare? Dubbi e certezze a pochi giorni dalla Giornata Nazionale della Donazione di Organi e Tessuti 2011

di Caterina Ferrara

Domenica 29 Maggio, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, si svolgerà in tutta Italia la consueta giornata di sensibilizzazione alla donazione. (Caterina Ferrara)

cuore

Esattamente un mese fa il Ministero Italiano della Salute ha pubblicato sulla gazzetta ufficiale il decreto col quale annuncia la proclamazione della Giornata Nazionale della Donazione di Organi 2011. Il prossimo 29 Maggio, come da quattordici anni a questa parte, le associazioni del settore scenderanno in campo per lanciare un messaggio: ”Donare significa moltiplicare la vita”. Con questo slogan si farà avanti una campagna di sensibilizzazione che mira a diffondere una convinzione precisa nella mente e soprattutto nell’animo dei cittadini, ovvero che donare vuol dire avere innanzitutto responsabilità sociale.

Quello della penuria di organi da trapiantare è un problema che tocca tutta l’Europa, ma dando un’occhiata all’ultimo report del Centro Nazionale Trapianti, i cui dati fanno riferimento al 2010, le ragioni della diminuzione del numero di trapianti vanno ricercate in tre punti: l’aumento dell’età media dei donatori che comporta una riduzione del numero stesso di organi idonei al trapianto; la diminuzione dei decessi per cause traumatiche; l’aumento, seppur lieve, della percentuale di opposizioni.

In merito all’ultimo punto l’argomento è senza dubbio delicato poiché dietro la possibilità di una nuova vita c’è ne è sempre un’altra che ormai si è spezzata e quando il consenso a donare non è stato espresso la decisione passa ai familiari per cui tutto è complicato da 2 variabili imprescindibili: il tempo e l’emotività.

Ai cittadini, dunque, viene richiesto più senso civico, ma cosa dire del senso civico delle istituzioni? Sono due le questioni che rendono scottante il tema trapianti, la prima fa certamente riferimento alla sicurezza, alla trasparenza e all’efficacia del sistema pubblico “trapianti”, che visti i casi di malasanità degli ultimi anni, vede i cittadini sempre più sfiduciati e lontani anche dalla sola possibilità di riflettere sull’argomento e compiere una scelta, qualunque essa sia.

L’altra questione si pone rispetto al famoso principio del “silenzio assenso” finito nel dimenticatoio dal lontano 1999 insieme ai vari capi della Legge 1 aprile 1999, n. 91. Un principio più o meno discutibile che resta non applicato poiché, come riferisce il sito stesso dell’AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule), non è stata ancora costituita un’anagrafe informatizzata dei cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale e, dunque, non è possibile informare ogni singolo cittadino che in mancanza di un’esplicita dichiarazione in merito alla donazione di organi si presumerà il consenso alla stessa.

Tuttavia allo stato delle cose gli aspiranti donatori possono secondo la legge esprimere la propria volontà in diversi modi, tra cui una dichiarazione scritta datata e firmata con tutti i dati personali, la tessera dell’AIDO o, per quanti l’abbiano ricevuto direttamente a casa dal Ministero della Salute, il “tesserino blu” da portare sempre con sé.

A quanto pare, se la legge è in stand-by tal volta sembra esserlo anche l’informazione e se è vero che non può esserci trapianto senza donatore è anche vero che non può esistere consenso senza corretta informazione. Da questo punto di vista risulta ancora una volta fondamentale l’impegno del volontariato che in un anno come il 2011 interamente dedicato ad esso, si riconferma uno dei pochi mezzi di comunicazione rispetto alla promozione della salute.

La paura è sen’altro il primo ostacolo alla donazione perché scegliere di donare significa scegliere di pensare alla propria morte, ma oltre la paura serpeggia il dubbio e a cancellarlo di certo può essere solo la conoscenza.

Uno di questi dubbi interessa senz’altro le condizioni che definiscono il donatore, ovvero quando si può donare. In medicina legale la morte si identifica come la cessazione non reversibile delle funzioni dell'encefalo, in congruenza con la legge 29 dicembre 1993, n. 578. Il donatore di organi è, in effetti, colui che ha subito una lesione irreversibile al cervello dovuta per esempio ad un’emorragia, un trauma cranico, un aneurisma o altro. Ma difatti si può essere donatori anche in presenza di un prolungato arresto cardiaco, accertato tramite apposita analisi per almeno 20 minuti.

Una delle domande che sorge in questi casi è se può tutto questo corrispondere alla fine della vita e da qui gli ulteriori interrogativi rispetto alla posizione delle diverse confessioni religiose.{jcomments on}