Sokurov trionfa a Venezia: la Mostra premia il Cinema d’Oriente

di Angelo Di Pietro

Poca sorpresa, ma grande soddisfazione, per il Leone al cineasta russo. Premio della Giuria per Crialese con Terraferma. A mani vuote le star di Hollywood. (Angelo Di Pietro)

alexander_sokurov-300x225 A trionfare, nella 68esima edizione del Festival di Venezia, è il Cinema. Quello con la C maiuscola. Sabato sera la giuria presieduta da Darren Aronofsky ha premiato con il Leone d’Oro il Faust di Aleksandr Sokurov, il cineasta russo la cui opera era data come favorita già all’apertura della manifestazione. Risultato scontato, tanto che regista, attori e produttori avevano brindato con un giorno di anticipo all’hotel Cipriani. Successo comunque meritato per un film visionario e apocalittico, una di quelle pellicole che con difficoltà incontrano i gusti del pubblico, ma che dirigono il Festival sempre più verso quell’arte cinematografica troppo spesso trascurata.

“La giuria è stata subito conquistata da Faust, è il primo titolo che hanno visto e poi hanno voluto rivederlo con il pubblico”, spiega Marco Muller, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, commentando così le scelte e le dinamiche dell'assegnazione dei premi. Mentre il maestro Sokurov commenta con queste parole il premio: “Siamo venuti qui per far vedere il film, non per essere premiati. Per me era una questione di principio che il film venisse visto, che arrivasse alla gente. Poi è successa una cosa incredibile, straordinaria: siamo stati capiti. Non accade spesso”.

Premio speciale della giuria a Emanuele Crialese e al suo Terraferma, narrazione epica dell’Italia moderna, alle prese con immigrazione e campanilismo: “Sono stordito, non mi aspettavo di ricevere alcun premio, ero a Lampedusa, arrivare qui stasera è stata un’odissea”, e continua così sul suo ultimo lavoro: “Il mio film parla del modo con cui reagiamo a paure che non dovremmo avere. Mi auguro che contribuisca a farci ritrovare una dimensione umana, che appartiene, come si vede nella storia, prevalentemente alle donne”.

Leone d’argento per People mountain people sea, di Shangjun Cai, toccante opera del cinema d’Oriente, prodotta e realizzata tra Cina e Hong Kong, ispirata alla storia vera di un uomo che, in cerca dell’assassino del fratello minore, si imbatte nella desolante realtà del suo Paese. In Cina la pellicola ha dovuto affrontare numerosi problemi di censura e attualmente ancora non è disponibile una versione definitiva, tanto che alla Mostra è stata proiettata una copia pirata del film.

Per quanto riguarda la Coppa Volpi per la recitazione, stravincono per le loro interpretazioni Deanie Yip, protagonista di A Simple life, sempre prodotto dal binomio Cina-Hong Kong, e Michael Fassbender, il solitario erotomane di Shame. Se il cinema dell’Est ha dominato la scena e raccolto manciate di premi, grande delusione invece per le star Hollywood. Pur avendo presentato ottimi lavori, Geroge Clooney, con Le idi di marzo, e Roman Polansky, con Carnage, tornano a casa a mani vuote.