Dignità autonome di prostituzione. "Mi paghi prima. E anche dopo, se ti è piaciuto"

di Simone Scarpati

A teatro, attori e attrici alla mercé degli spettatori, in un’ambientazione da bordello le cui stanze nascondono storie ed esperienze diverse e drammatiche. (Simone Scarpati)

spettacolo_18427 A quanto pare non solo le prestazioni sessuali si vendono nei bordelli, ma anche quelle teatrali.E’ quanto si può dedurre assistendo, e partecipando, allo spettacolo di Luciano Melchionna, “Dignità autonome di prostituzione”. Nel teatro, adibito a casa chiusa, si aggirano attori e attrici in vestaglia che tentano di adescare gli spettatori, mentre in platea si rumoreggia cantando canzoni e ballando continuamente. Una volta scelta la preda, l’attore la conduce in una delle stanze del teatro, ma prima di entrare per godere della prestazione, una maitresse contratta con lo spettatore (con dei soldi finti) il prezzo della “prestazione”. Superato l’ostacolo, lo spettatore potrà chiudersi in stanza con l’attore -e altri spettatori paganti- per godersi lo spettacolo: un monologo di circa quindici minuti. Al termine, lo spettatore viene ricondotto in platea dove potrà scegliere tra gli oltre trenta attori in attesa di “clienti”.

Davvero un modo originale di presentare uno spettacolo teatrale e per parlare di tante tematiche diverse attraverso le voci di molteplici attori. L’ambientazione è stupefacente e travolgente. Lo spettatore viene realmente ammaliato dall’intraprendenza degli attori che si vendono e si svendono pur di ottenere clienti. Ed estremamente efficace risulta il contrasto tra l’aria di festa e di baldoria che c’è in platea e le ambientazioni e le storie drammatiche che vengono raccontate dagli attori nelle stanze e che creano a volte circostanze claustrofobiche. Lo spettatore viene immerso nello spettacolo, ne diviene parte integrante, interagisce con gli attori, per oltre due ore, durante le quali cercherà di comprare attraverso dei “dollarini” finti quanti più spettacoli gli sarà possibile. Scaduto il tempo, tutto il pubblico si reca in platea per il gran finale, e il teatro diventa un night-club!

Insomma, il regista Melchionna è riuscito a raggiungere una molteplicità di obiettivi con la grande capacità di creare un’opera coerente e coesa. Tralasciando le innumerevoli tematiche che vengono trattate nelle stanze, fa da sfondo all’intero lavoro, la voglia di ridare dignità al teatro, di denunciare gli abusi e gli scempi che nei confronti di questo e della cultura in generale si compiono giornalmente. La provocazione è palese, ma ben riuscita.

In conclusione, vedere una sola volta uno spettacolo delle dimensioni e del tenore di “Dignità autonome di prostituzione” è davvero poco. Lo spettacolo è un’esperienza, che va vissuta fino in fondo. E alla fine diventa quasi un vizio, una piacevole ossessione. Chi scrive si è già ripromesso di ritornare in quel magnifico bordello, per godere di altre prestazioni!