La musica nell’era dei social media

di Andrea Virgilio

Come cambia il mondo della musica nell’era dei social network e della condivisione globale? (Andrea Virgilio)

socialmusic Abbiamo incontrato Andrea Casaleggio, giovane project manager di Dunter, agenzia di comunicazione torinese che si occupa di web e Social media marketing.

Nel giro di una decina di anni si è passati dal cd all’mp3, dalla vendita nei negozi a quella online, dai video sui canali musicali a youtube. Cosa è cambiato nel mondo della musica e cosa è rimasto uguale?
E’ cambiato tutto e molti si son fatti trovare impreparati, rimanendo indietro in un mondo che corre a mille all’ora, aumentando in brevissimo tempo il gap tra ciò che era e ciò che è. Sembra obiettivamente un’agonia per molte case discografiche vecchio stampo ma in realtà, a mio avviso, è solo uno step da leggersi a livello macro-temporale. Oggi inizia a pagare la multi-piattaforma, l’essere aperti a livello di progettazione e di partnership. Se vogliamo, e così mi sembra, parlare di prodotto e non solo di cultura quando si intraprendono questi discorsi.

Per un giovane musicista o un gruppo, è più facile farsi conoscere adesso rispetto anche solo agli anni ’90?
A questa domanda rispondo come continuassi la prima: non è facile per nessuno “uscire”, come “far uscire” qualcuno. Ma oggi puoi parlare con un gestore di una birreria in Belgio, con qualche contenuto da proporre, permettendoti di uscire dal tuo guscio con due click e un po’ di intraprendenza. L’esempio degli OK GO ha sicuramente fatto scuola, ma le case history iniziano ad essere davvero tante. Quindi, provarci con il DIY (Do It Yourself – fallo da te, ndr) e quella giusta dose di attitudine e di rispetto per gli altri.

Da un lato gli introiti derivanti dalle vendite dei cd sono al minimo, mentre aumentano le presenze ai concerti. Parallelamente fioriscono decine di talent show in tv , la necessità di apparire rischia di svilire il ruolo artistico del musicista?
No, credo che la maggior parte delle persone che provano a far musica (escludendo forse alcuni ambiti come la Classica) hanno in essere una buona dose di ego e necessità di apparire. Credo invece che i Talent siano una delle prime risposte (giusta o sbagliata) che il mercato inizia a dare alla crisi di cui parliamo. Tentativi, insomma, che accontentano una parte del pubblico.

I social media hanno veramente cambiato il rapporto coi fan, o è la musica che si è adattata al modello “condividi per essere condiviso”?
Il rapporto per un fan, nei confronti di un artista che segue con passione, non ha limiti. Credo che i Social siano un passo ulteriore di avvicinamento tra le due parti. Se ad entrambi reca un vantaggio (emozionale, economico, informativo), non credo che ci siano passi ulteriori da comprendere. Il rischio più grande? Se un artista negli anni ’90 aveva un appoggio esclusivamente televisivo e radiofonico poteva in qualche modo nascondere un insuccesso di una presunta hit. Oggi no: i mi piace, i commenti liberi e le condivisioni sono un indice che nessuno può permettersi di ignorare.

Un giovane nome (o gruppo) da seguire per il futuro?
Resto nel torinese, perché rimaniamo sicuramente comunque un serbatoio e un laboratorio costante e progressivo migliore d’Italia. I Foxhound e i Garden of Alibys sono i due gruppi giovani giovani che mi piacciono moltissimo e che hanno, oltre ad un’ottima visione delle cose, un progetto di crescita ben chiaro in testa. Per tornare al cantautorato, vi propongo le canzoni d’amore dei Miriam, che hanno registrato con Paolo Benvegnù e, infine, Alberto Bianco. E con lui chiudo sottolineando che finalmente Torino ha di nuovo un cantautore su cui scommettere.