Libri. “De Profundis”: Oscar Wilde, geniale e caparbio, scrive la sua lettera d’amore

di Vinicio Marchetti

Una delle opere di maggiore spicco del grande romanziere irlandese, a distanza di un secolo e oltre, continua a essere una pietra miliare della letteratura di ogni tempo. (Vinicio Marchetti)

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Spesso, del termine “scandalo” se ne abusa in maniera alquanto superflua; in letteratura come nella vita. Tutto appare come un’oscena malsania anche quando, a dire il vero, di osceno vi è ben poco.

Il “De Profundis” di Oscar Wilde, al contrario, nella letteratura britannica tanto quanto in quella mondiale, ha riscritto a lettere cubitali il senso di questo termine. Il genio irlandese, pregno di quel senso di disparte e paura  ben conosciuti in prima persona, ha trattato con coraggio e talento il tema dell’amore omosessuale come mai prima era stato osato fare.

Quest’opera vide per la prima volta le stampe nel lontano 1905 ma soltanto nel 1960 venne pubblicata in edizione integrale. Cinquantacinque anni per dare luce e lustro a un sentimento. Perché di questo, alla fine, stiamo parlando. Oscar Wilde, degradato e offeso dal processo per omosessualità che lo vedeva protagonista, scrisse questa lunghissima e profonda lettera a quello che fu, probabilmente, il suo vero amore: Lord Alfred “Bosie” Douglas.

Questo romanzo, o meglio, questa profonda epistola, ha portato alla luce non soltanto il profondo turbamento che imprigionava Wilde, vittima e al tempo stesso fiero difensore delle sue pulsioni, ma anche un nuovo stile di scrittura, feroce e innovativo, che metteva l’uomo davanti a tutto, con le sue forze e le sue debolezze.

Oscar Wilde brandiva la penna e il foglio come un fiero cavaliere stringe nel pugno la spada fiammeggiante. Un genio assoluto, un precursore innovativo e caparbio nato in un’epoca che mai e poi mai ne avrebbe riconosciuto le mastodontiche qualità.

La galera, infatti, non portò via allo scrittore soltanto la libertà ma, bensì tutti gli averi; riducendolo alla povertà costretto a vendere, per pochi soldi, anche il suo bene più prezioso: l’imponente biblioteca di famiglia che gli era stata tramandata.

Appare molto strano, adesso, leggere volgari risme di carta bollate come “libri scandalo” o “romanzi shock”.

Il pensiero corre veloce al De Profundis di Oscar Wilde che, figlio di un’altra epoca, seppe diffondere il suono delle sue violente note sul pentagramma del pregiudizio umano e della sua storia.

Un’opera che, ancora oggi, sa discutere di amore, profondo, sincero, mai scontato, con parole che, purtroppo e per l’appunto, sembrano davvero essere ancora troppo avanti per essere decifrate.