Lucio Dalla, panama e borotalco

di Alessandro Etzi

Un ricordo di un artista unico. (Alessandro Etzi)

Lucio-Dalla La morte di Lucio Dalla colpisce per numerosi motivi e induce tanti pensieri e ricordi a coloro che lo hanno seguito nella sua lunghissima carriera. Induce a pensare all’istrionismo di un personaggio che, nei suoi testi e nelle sue canzoni, ha affrontato radicali cambiamenti, spesso controtendenza e contro il parere degli esperti del settore(ma chi sono gli esperti del settore?), partendo dal clarinetto e dal sax, dal jazz come impostazione e scuola stilistica, per arrivare alla canzone impegnata, fino ad una svolta più pop. Un artista che ha saputo parlare anche attraverso la sua immagine, costruita, decostruita e ricostruita grazie allo zuccotto, gli occhiali tondi, il panama e le camicie a fiori, il cappello da Generale e molto ancora. Un artista presente anche quando era assente: è la storia di Borotalco, film di un giovane Carlo Verdone e una stupenda Eleonora Giorgi, un bugiardo per necessità ed una inguaribile fan col sogno di fare avere un suo testo a Dalla, per farglielo trasportare su note sue.

L'ultima luna
la vide solo un bimbo appena nato,
aveva occhi tondi e neri e fondi
e non piangeva
con grandi ali prese la luna tra le mani
e volò via e volò via
era l'uomo di domani l'uomo di domani.

(L’ultima luna, 1979) 

 

Parlano di lui anche le sue passioni extra-musicali, le più note quella per la Virtus Bologna di basket, sport che ha sempre seguito con accanimento, tanto da scrivere la prefazione del libro del campione Sasha Danilovic, dal cantautore ribattezzato la Rondine coi jeans, e che a Bologna aveva vissuto alcuni anni della sua grande carriera. Un fan che programmava le date dei concerti con le trasferte delle amate V nere, tenendo sempre libero da tournée e impegni il mese di maggio, quello dei play-off. E come dimenticare quell’amore, messo anche in musica, per i motori, o meglio per chi quei motori li aveva domati, li aveva subiti, come Tazio Nuvolari e Ayrton Senna.

Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono i piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se forse non è servito a niente
tanto il circo cambierà città
tu mi hai detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io adesso chiudo gli occhi...

(Ayrton, 1996)


dalla-de-gregoriMa naturalmente di Lucio Dalla parla soprattutto la musica, l’affetto dei suoi tanti colleghi e fan, gli aneddoti sulla sua vita e la sua carriera. Una carriera che l’ha visto duettare con Mina in Amore disperato, con Pavarotti nella celebre Caruso, col tenore italiano, Sting, Brian May e Zucchero in La donna è immobile, ma anche con Elio e le Storie Tese, Julio Iglesias, soprattutto con Ron e Francesco De Gregori. Proprio con il cantautore romano Dalla ha condiviso alcuni degli anni più esaltanti della sua carriera, quelli di Banana Republic, di Ma come fanno i marinai e della recente tournée di Work in Progress, che rivedeva i due finalmente insieme trenta anni dopo aver cantato della repubblica delle banane. Di Lucio Dalla, anzi, di Domenico Sputo, si ricorderanno Luca Carboni, Ron e gli Stadio, che possono pregiarsi di averlo avuto, sotto pseudonimo, come turnista d’eccellenza nei loro dischi.

allora io
cosa posso fare
se non star zitto anch'io
oppure posso cantare
provare fino in fondo
dire a tutti
che siamo uguali
tanti pezzi di un mondo
che.....
senza pietà
cancella tutto e se ne va

(L’altra parte del mondo, 1983)


Lucio Dalla ha saputo parlare dei sentimenti, delle frustrazioni, delle emozioni, ma anche della quotidianità. Ha toccato le vette più alte della musica italiana, omaggiandola all’estero dove era amatissimo, come ci ricordano in queste ore i giornali spagnoli, tedeschi, statunitensi, svizzeri. Ha vissuto l’epoca delle contestazioni, del’77, ha stravolto i canoni del pensiero comune ed rimasto vittima della censura quando fu cambiato il titolo di una sua canzone, Gesù Bambino, che parlava di una ragazza madre, in 4/3/1943, la sua data di nascita, per rendere accettabile la sua partecipazione al Sanremo del 1971. Questa canzone rimane una pietra miliare della sua carriera, e fu interpretata anche da Dalida e da Chico Buarque.

Vorrei essere la tomba quando morirai
e dove abiterai
il cielo sotto il quale dormirai
così non ci lasceremo mai
neanche se muoio e lo sai

tu tu non mi basti mai
davvero non mi basti mai
io io io ci provo sai
non mi dimenticare mai

(Tu non mi basti mai, 1996)

 

A Lucio Dalla, insieme a De Gregori, è stato dedicato l’asteroide 6114, scoperto da Walter Ferreri nel 1984. Mi piace immaginarlo li, con il suo clarinetto, a suonare per l’immensità dell’universo.

Che cosa resterà di me
del transito terrestre
di tutte le impressioni
che ho avuto in questa vita.

(Che cosa resterà di me, 1988)