Teatro solidale. "Omaggiando Albano"

di Anna Laudati
Un modo  magico per “agganciare” minori e ragazzi che vivono situazioni famigliari complicate (di Veronica Centamore )

teatro.jpgMartedì 30 giugno 2009 in quel di Albano Laziale alle ore 21 presso il teatro Alba Radians è avvenuto il…. Miracolo. Si, perché di questo si può parlare. La rappresentazione teatrale avvenuta, dal titolo “Omaggio ad Albano” era una scommessa fatta dall’assessorato ai Servizi Sociali di Albano Laziale (soprattutto nella persona di Margherita Camarda, dirigente) e di due temerarie: Marialuisa Sinibaldi ed io, le responsabili anzi… le colpevoli di tutto quello che è stato visto in quella serata. Sto parlando di un laboratorio teatrale promosso appunto dall’Ente, “Io: Atlante. Tu: il mio mondo.

Insieme un reciproco sostegno”, e che aveva come scopo quello di “agganciare” minori e con particolare riguardo ragazzi che vivono situazioni famigliari complicate. E quest’ultima parola ha fatto da padrone per tutti e quattro i mesi del laboratorio. Lavorare con bambini-adolescenti già non è cosa semplice, ragazzi che, spesso, per la prima volta si affacciano alla porta dell’arte, figurarsi anche se in mezzo ce ne sta qualcuno un po’ complicato, se poi si considera il fatto che, ormai, oggi come oggi, siamo tutti un po’ (e di più) complicati… si capisce cosa ne può venir fuori. Il lavoro con i genitori non è da meno, ovviamente. Alcuni, i più intelligenti e aperti, vedono nel teatro parole come disciplina, volontà e abnegazione, altri considerano ancora gli attori come venivano visti nel cinquecento i girovaghi della commedia dell’arte: promiscui e, chissà perché, boccaceschi. Ma alla fine quasi tutti hanno, anche se con molto sospetto, accettato. E si sono entusiasmati più dei loro stessi figli. I ragazzi che vi hanno preso parte provenivano quasi tutti dalla scuola Trilussa di Cecchina (questo grazie all’interessamento della solerte Preside dell’Istituto dott.ssa Fini).

Gli spettatori hanno assistito a uno spettacolo AUTOGESTITO (cioè fatto interamente da loro). A discapito di quanto si pensi solitamente, i giovani hanno fame di sapere e per colmare questa voglia hanno deciso di buttarsi pienamente nel sacro fuoco dell’arte. Il filo rosso della serata è stata la satira. Ridere dicere verum (Dire la verità scherzando) o meglio Castigat ridendo mores (La satira, corregge i costumi deridendoli) diceva Jean De Santeuil. Ovvero: La commedia e la satira, spargendo il ridicolo sui vizi e i difetti umani, sono un importante apporto per la riforma dei costumi. Risale alla notte dei tempi la consuetudine dell’uomo di guardare all’operato del suo simile con occhi indagatori, per invidia o per cercare di correggerne i comportamenti ritenuti lesivi nei riguardi propri e della comunità. Il confine tra le due motivazioni è piuttosto sottile e dove stia la verità non è dato saperlo ma una cosa è certa: che niente dà più soddisfazione come quella di sapere che in fondo anche “il re è nudo”, prima o poi. E i ragazzi si sono divertiti a… svestirlo. Da Giulio Cesare a Nerone (che vuole quattro salti in padella), dal sommo poeta Dante (con una Gemma barbuta e una Beatrice che ormai stanca di sentire le sue lagne decide di andare al Grande Fratello) a un Romeo (donna) e una Giulietta (che porta le exstation), ad Amleto (con una Ofelia che non vuole più buttarsi bel fiume ma andare all’Isola dei famosi) e dulcis in fundo… un ipotetico Uomini e donne fatto da… personaggi storici e mitologici (con Narciso come tronista e Penelope, Cassandra, Elena di Troia, Tersicore, Diana, Poppea come corteggiatrici).

La loro è stata una  satira che si è servita di riferimenti storici e letterari certi, giocandoci un pò. E gli stessi hanno partecipato pure alla stesura della sceneggiatura soprattutto con contributi di attualità televisiva che è la loro peculiare specialità. Alla sera, a supporto dei dilettanti erano presenti gli attori del Laboratorio Teatrale “Diversi da chi?”. Già nel titolo è posta in essere la loro peculiare prerogativa. La diversità. “Il teatro non ha categoria ma si occupa della vita. È il solo punto di partenza, l’unico veramente fondamentale. Il teatro è la vita” (Peter Brook). Infatti, al di là di tutto, al di là di ogni talento questo laboratorio è stato un crocevia di incontri-scontri di vissuti per tutti i partecipanti e proprio per questo a tutti gli “attori” è stato regalato un fiore di plastica perché non appassisca mai, come ogni loro bella qualità, affinché rimanga sempre dentro di loro senza mai appassire. Lo spettacolo si è concluso con un ulteriore invito. Perché in questo momento storico, in particolare ma non solo (vista la storia che è stata raccontata durante lo spettacolo) non si poteva fare diversamente proprio in nome di questa DIVERSITA’ che in mille modi oggi ci si pone davanti: “Cari Signori non fatevi trovare impreparati dalla sorte e ponetevi sempre nella condizione di accettare il DIVERSO da Voi perché fonte di arricchimento e conoscenza, null’altro che questa. Che in fondo non è poi che la vita stessa”