In viaggio tra i giovani della "2G". Lorena: “Chi esclude oggi potrebbe essere escluso domani"

di Gianfranco Mingione

“Io sono Lorena Vitagliano Oshiro Ponce, ho 24 anni, sono nata a Lima, Perù, e oggi abito a Torino”. Così inizia il racconto di Lorena, ragazza solare, amante della musica e di ogni tipo di danza, studentessa universitaria di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Torino, indirizzo sviluppo e cooperazione. E’ il racconto di una ragazza di 24 anni che vive con passione e confronto verso l’altro la sua vita. Dalla sua storia si evince un messaggio molto chiaro per i giovani. Un messaggio la cui parola d’ordine è curiosità. (Gianfranco Mingione)

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Hai iniziato da poco termpo il progetto di Servizio Civile Giovani Immigrati a Torino, che seleziona ogni anno 20 giovani di nazionalità non italiana e residenti nel capoluogo piemontese, per impegnarli in attività a favore delle seconde generazione di giovani immigrati. Perché hai scelto di partecipare?
Perché mi sembra un ottima strada verso la cittadinanza attiva e inclusiva, una strada che si è aperta grazie al comune di Torino e all'assessorato alle politiche per l'integrazione. Secondo me, tutti i comuni, dovrebbero aprirsi a questa importante esperienza di cittadinanza attiva per i giovani.

Cosa farete durante questo anno di servizio civile?
Questa è la quarta edizione di servizio civile volontario per giovani immigrati. Quest’anno ci sono state 140 domande di partecipazione per soli 20 posti a disposizione. Ciò vuol dire che i giovani hanno voglia di fare e di mettersi in gioco nella loro città. Il servizio si svolge al comune di Torino e, dopo circa 2 mesi di formazione, andremo a lavorare in diversi progetti, a seconda delle nostre predisposizioni. Devo dire che abbiamo conosciuto e approfondito molto gli aspetti storici della città che ci hanno portato nei diversi luoghi dove si attuano i progetti di rigenerazione urbana. Mi sento molto fiera di vivere a Torino, dove i politici lavorano per rispondere ai bisogni dei cittadini. Purtroppo molte persone non sanno che noi immigrati non possiamo accedere al servizio civile nazionale.

Progetti come quello a cui stai partecipando riescono poi effettivamente a favorire una pratica del dialogo e dell'inclusione tra culture differenti?
Assolutamente si! A mio avviso mancano per i giovani degli spazi di confronto e, grazie al servizio civile, possiamo confrontarci su tanti aspetti interessanti. Il bello è che ognuno di noi ha un punto di vista etnocentrico, diverso a seconda delle nostre culture di provenienza, che si mischia con pezzi di cultura italiana che abbiamo appreso sin da piccoli o da quando siamo giunti in Italia. Tutti noi abbiamo la conoscenza della nostra cultura ma abbiamo finito di formare la nostra identità in Italia, quindi viviamo tra le due culture.

Credi che il servizio civile debba essere esteso anche ai giovani in attesa di cittadinanza?
Credo che il servizio civile nazionale dovrebbe aprirsi anche ai residenti senza cittadinanza, per dare l'opportunità ai giovani immigrati di poter sviluppare le proprie attitudini in diversi settori e coinvolgerli così nella storia e nelle azioni della città in cui vivono. Non è facile per i molti giovani in attesa della cittadinanza, i quali per richiederla devono avere 10 anni di residenza, un reddito che superi gli 8,263 euro all'anno per persona e 3 anni di contributi per poter fare la richiesta (per maggiori info www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/servizi/come_fare/cittadinanza/Cittadinanza_italiana.html). Nella condizione in cui si trova l'Italia e i giovani in generale, come fai a trovarti un lavoro stabile per tre anni? Se hai molta fortuna lo fai, ma rinunci a tante altre cose come lo studio e gli amici. Non è mica facile nemmeno fare la richiesta di cittadinanza così in fretta!

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Qual è la cosa che piu' ti ha aiutato e ti aiuta a vivere in armonia con le tue radici e l'Italia?
Forse il fatto di poter sentirmi libera di stare nelle due parti. Provo a seguire gli avvenimenti del mio paese attraverso internet, comunico abbastanza con la mia famiglia e gli amici in Peru’ e frequento le feste della comunità peruviana in città. Tutto questo mi permette di sentire meno la nostalgia del mio paese anche perché mi è costato tanto abituarmi ad esprimermi liberamente in un'altra lingua.D’altronde vivo qui, i miei giorni trascorrono a Torino, all'università, parlando Italiano.

Se dovessi dare un messaggio ad altri giovani, volto a favorire la cultura del rispetto e del dialogo, quale sarebbe?
Gli direi di provare a non giudicare prima di conoscere, di essere curiosi, di immaginare che ci sono altre realtà, altre visioni e concezioni del mondo che confrontandosi tra di loro, si arricchiscono mutuamente. Direi ai giovani che non serve creare esclusione perché a nessuno piace sentirsi escluso; chi esclude oggi un domani potrebbe vivere sulla propria pelle lo stesso problema. Quindi gli direi attento, pensa, impara a conoscere e a dialogare con l’altro perché ciò che oggi succede ad una vittima di esclusione un domani potrebbe capitare anche a te.

I ragazzi del servizio civile di Torino curano un blog che si può leggere alla pagina:
web.comune.torino.it/blog/integrato