Strozzateci tutti: un racconto collettivo per costruire l’antimafia sociale

di Marco Di Maro

Ventitre giovani autori meridionali, diversi per storia e formazione, insieme per raccontare le 1000 facce del Sistema. (Francesco Enrico Gentile)

 

Sappiamo che la quotidianità della criminalità non si risolve con un libro, ma cerchiamo di mettere un tassello.”

Così i 23 autori di “Strozzateci tutti” descrivono il loro lavoro. Consapevoli della necessità di una lucida e sincera analisi dei fenomeni, un gruppo di autori meridionali ha deciso di unire intelligenze, speranze, indignazioni e storie per provare a fornire uno spaccato il più completo possibile della palude camorrista.

Come si legge nel loro “manifesto fondativo” consultabile sul sito www.strozzatecitutti.info la complessità camorrista impone analisi e radicamento, conoscenza e pazienza per rifuggire il rischio di una banalizzazione, talvolta rassicurante, ma di certo non utile ai fini della battaglia contro le mafie.

Quella degli autori di “Strozzateci tutti” è una scrittura militante nel senso pieno e nobile del termine; scelgono da che parte stare, in tempi in cui la vacuità del pensiero e la pavidità della scelta sembrano essere un ottimo lasciapassare per esistenze serene e carriere morbide e vellutate, senza scossoni ma senza colore.

Il titolo del volume, edito da Aliberti Editore, è in sé una dichiarazione di impegno,e di coraggio. Non è poi lontano il novembre del 2009 quando il Presidente del Consiglio dei Ministri dichiarò "Se trovo chi ha fatto le serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo" Non certo un incoraggiamento al lavoro per i tanti che quotidianamente provano ad indagare e a scrutare i movimenti, le connivenze, gli affari delle organizzazioni criminali.

Certo l’Italia sembra non essere il posto adatto per i cercatori di verità, per quelli che non si accontentano di riportare i mattinali delle Questure per scrivere il loro “pezzo” ma che tentano di legare insieme i fatti per darne una lettura che vada aldilà della mera cronaca nera.

Ciò che sembra spaventare di più il Potere, e le sue bipartisan articolazioni, è la libertà del raccontare che squarcia il velo dell’ottimismo di facciata, condito di numeri mai verificati e di latitanti arrestati che aumentano e diminuiscono a seconda del momento. Ridare volti alle cifre, raccontare il contesto che alleva cammorristi in doppio petto, scovare le marginalità che ingrossano le file della manovalanza spicciola, fatta di pali e piccoli spacciatori, rende più netti i contorni di una vicenda che talvolta sembra per decreto raccontata in bianco nero, con colori neutri e senza coscienza.

Il gruppo degli autori di “strozzateci tutti” è composito e eterogeneo come il fenomeno che si impegnano a raccontare.

Diversi profili professionali e umani formano un insieme interessante e competente, quanto di peggio possa temere chi vede addirittura nel Commissario Caetani una minaccia per la cartolina pizza sole e mandolino che si prova a vendere, insieme a riproduzioni in scala del colosseo, a torme di turisti che si immagina ancora fermi ai depliant delle agenzie di viaggio.

Giorgio Mottola, giovane giornalista campano di “Terra” tra gli autori del blog e del volume ci racconta così la sua esperienza

“L'idea di base è costruire un collettivo antimafia.

L'antimafia intesa anche come studio, che  non può essere  considerata come un  discorso solistico.

C’è un ‘accessibilità maggiore rispetto al passato ma nonostante questo l’approccio è sempre piu’ ideologizzato. Certi messaggi riescono a passare solo se manichei, e forti mediamente."

Il tentativo di strozzateci tutti cerca di invertire la tendenza diffusa dall’industria culturale: l’idea che alla molteplicità del fenomeno debba corrispondere un approccio molteplice. L’antologia è un insieme di approcci originali, provando a superare schemi ideologici e luoghi comuni provando a raccontare anche a de-banalizzare il fenomeno, raccontando ad esempio che Castelvolturno non è solo quello che raccontano i media tradizionali.

Vogliamo provare a superare la retorica dell’eroe e tornare all’antimafia.”

Raccontare la camorra quindi, senza ricorrere a plastici televisivi o a sensazionalismi senza fondamento, offrendo ai lettori una visione d’insieme che prova a fornire gli strumenti per comprendere sempre meglio la palude che circonda le nostre comunità e che ruba, tra appalti truccati, partite di droga e morti ammazzati, la speranza.