Caccia al Rave Party: tra musica, sballo e morte

di Monica Scotti

Mentre in Italia cresce la febbre per i raduni fuorilegge “ad alto tasso di pericolosità”, lo Stato corre ai ripari inasprendo i controlli sulle strade e sulla rete. (Monica Scotti)

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Era il tempo dei capelloni e della disco dance, della fantascienza e della voglia di divertirsi a tutti i costi: non sorprende che gli anni 80’ abbiano visto la nascita dei primi rave party, feste illegali caratterizzate da giochi di luce e musica incalzante, meglio se elettronica (techno, acid house etc.).

La moda dei raduni “clandestini” ha quindi almeno 30 anni, ma stando al successo che riscuote fra i giovani è il caso di dire che non li dimostra affatto.

 Anzi è proprio grazie a strumenti come internet e i recentissimi social network che i ragazzi riescono a chiamare a raccolta i coetanei, basta un messaggio più o meno esplicito lasciato su una bacheca virtuale e l’appuntamento è fissato. Il che spiega l’attenzione con cui le autorità hanno preso a sorvegliare la rete. In appena tre mesi sono stati individuati 14 rave party, sei dei quali impediti, mentre almeno due appuntamenti sono stati gestiti dalle forze dell’ordine in collaborazione con i volontari della Croce Rossa. Inevitabile la denuncia per gli organizzatori e laddove possibile si è provveduto al sequestro delle attrezzature sonore. E’ questo il bilancio dell’azione di prevenzione lanciata dal Ministero dell’Interno che punta a colpire con durezza le feste clandestine.

Ma cosa sono i rave party e perché sono considerati tanto pericolosi?

 All’inizio il fenomeno si giustificava con motivazioni di stampo politico: chi partecipava ai blitz festaioli lo faceva per protestare contro la proprietà privata e l’abbandono di spazi che venivano così temporaneamente occupati e autogestiti; c’era chi ce l’aveva col trend nascente delle serate in discoteca, considerate troppo “controllate”, “commerciali” e chi, invece, intravedeva nello sballo un atto di ribellione contro il conformismo dei benpensanti.

 Ideali di tutto rispetto. Peccato però che gli ideali, per chi ha la mente annebbiata dai fumi dell’alcool e dall’abuso di sostanze stupefacenti, rischino di perdere ogni significato.

I “Rave party”, in effetti, fanno ormai più rima con droghe ed alcool a fiumi che con controcultura. E’ sufficiente uno studio superficiale dell’evoluzione del fenomeno per rendersi conto che queste manifestazioni sono diventate negli anni sempre più pericolose.

 Un vero e proprio valzer con la morte sulle cui note i ragazzi si lanciano inconsapevolmente, un po’ per superficialità, un po’ per masochismo. Collassi seguiti da coma, mutilazioni, danni al cervello o all’udito, violenza: il bilancio dei rave party assomiglia a quello di una guerra, e pensare che chi un tempo vi prendeva parte sognava la pace e l’incontro delle diversità.

 La droga che gira alle feste è certamente uno dei fattori di maggior rischio: i raduni si trasformano in un mercato a cielo aperto di sostanze stimolanti accessibili a chiunque e la voglia di “divertirsi” spesso invoglia i ragazzi a mescolare pasticche, fumo, polveri: è la ricetta per un cocktail micidiale dall’effetto difficilmente prevedibile. Ad accrescere il pericolo sono anche le cosiddette “droghe furbe” (smart drugs), cannabinoidi sintetici di ultima generazione responsabili di numerosi casi di intossicazione.

(foto: worldpress)